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Contenuti per tag: salute


Arriva l'inverno, facciamo il carico di Vitam...

In breve vi illustro le caratteristiche principali della vitamina C, la mia preferita, una vitamina davvero poco considerata in molti ambiti. La Vitamina C -acido ascorbico, sodio ascorbato o calcio ascorbato- è coinvolta in un gran numero di reazioni biochimiche nel corpo umano.            Due delle sue maggiori funzioni sono il potenziamento del sistema immunitario e la sintesi del collagene, una sostanza molto importante che tiene uniti tra loro i vari tessuti del corpo umano. Il collagene rinforza i vasi sanguigni, la pelle, i muscoli e le ossa. L'uomo non può creare collagene senza la vitamina C. Il dosaggio di 60 mg stabilito dagli RDA è piuttosto fdifficile da raggiungere e sottolinea l'importante necessità di assumere integratori di vitamina C. E' contenuta in tutti gli agrumi (limone, arancia, pompelmo...), fragola, kiwi, peperoni, cavolo, cavolfiore, pomodoro e anche in verdure verdi a foglia come la lattuga o il radicchio. in particolare aumenta le difese immunitarie aiutando l'organismo a difendersi dagli attacchi virali; è importante per la crescita in quanto rafforza ossa e denti; aiuta la cicatrizzazione delle ferite; è coadiuvante contro le anemie perché migliora l'assorbimento del ferro. Va evidenziato che sulla vitamina C sono stati effettuati molti studi e alcuni sono ancora in corso: sembra ormai accertato che essa è in grado di prevenire l'insorgere di tumori (in particolare quelli derivati dal fumo), di avere effetti positivi nei malati di AIDS, di difendere dagli effetti dell'inquinamento. Ancora aperta è la discussione riguardo alla capacità della vitamina C di combattere il raffreddore: la cosa certa è che ne riduce i sintomi e ne abbrevia il decorso. E' importante notare che la vitamina C (più ancora di altre) è una sostanza che viene facilmente distrutta durante la cottura. Inoltre il nostro organismo la elimina giornalmente attraverso le urine e il sudore, quindi, mentre sono rare nei paesi occidentali le carenze gravi, può essere frequente il caso di ipovitaminosi se nell'alimentazione mancano o sono scarse frutta e verdura fresche o in particolari condizioni dell'organismo che necessitano di un aumento della dose giornaliera di Vitamina C (per esempio il fumo che la distrugge).

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Probiotici: integriamoli sempre!

I probiotici sono microrganismi viventi che, dopo essere stati assunti per via orale, possono insediarsi a lungo nel tratto intestinale (colonizzazione) ed esercitare un effetto positivo sulla salute dell'uomo. Affinchè un microrganismo possa essere impiegato come probiotico, deve avere alcune caratteristiche specifiche, tra cui, soprattutto: la sicurezza biologica, i ceppi dovrebbero avere uno status GRAS, cioè generally recognized as safe; la capacità di sopravvivere e l'attività desiderata espressa in forma utilizzabile (prodotto fermentato, coltura pura, ...); un'elevata resistenza ai succhi del tratto digestivo (resistenza al PH e alla bile); la capacità di colonizzare il tratto intestinale per un periodo piuttosto lungo. Come probiotici in genere vengono utilizzati soprattutto batteri lattici della specie Bifidobacterium e Lactobacillus. Molte sono le relazioni sugli effetti positivi per la salute derivanti dalle tradizionali colture starter, in particolare sotto forma di derivati del latte fermentati (yogurt). Tali effetti si basano sulla capacità di questi microrganismi di stabilizzare la flora intestinale e di rendere difficile l'insediamento di microrganismi patogeni, grazie alla colonizzazione dell'intestino. In quest'ottica, un ottimo comportamento è quello di consumare un paio di vasetti di yogurt al giorno, naturalmente di ottima qualità e contenenti i probiotici con le caratteristiche sopra illustrate!

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Dopo la piramide alimentare... ecco quella della s...

Come tutti sappiamo la piramide è formata da una base molto larga e si restringe man mano che si arriva alla cima. E che cosa c'entra con la salute? Prendiamola a modello per capire le regole fondamentali per essere in buona salute psicofisica: alla base troviamo le sane abitudini, farmaci solo nel bisogno estremo, niente fumo, alcol moderato e ridotto stress psicofisico. Quello che tutti dovremmo fare in buona sostanza. Un po' più su potremmo mettere l'alimentazione, e qui si potrebbe parlare per ore. Diciamo che un uso intelligente di proteine, fibre integrali e grassi e un bassissimo consumo di carboidrati semplici, cibi confezionati e conservanti, sicuramente ci assicura una dieta salutare. Sapere come fare la spesa, come cucinare i cibi, come riconoscere le cose sane da quelle meno. Saliamo ancora di un piano e troviamo l'attività fisica. Anche qui ci limitiamo a dire che deve essere mirata e costante, possibilmente sotto l'ausilio di un professionista che assicuri il corretto svolgimento della stessa e ci assicuri il raggiungimento degli obiettivi. Andiamo ancora più in alto ed eccoci alla postura o equilibrio posturale, la percezione che si ha del proprio corpo in relazione allo spazio e che varia a seconda del carattere, del nostro passato, del corredo genetico, della percezione ambientale ecc. Sulla punta (ma non per questo meno importante degli altri fattori) troviamo il respiro, la consapevolezza del respiro stesso, di come respiriamo (respiro apicale, toracico o diaframmatico). Spesso ci dimentichiamo di questo atto così fondamentale, anche se automatico. e dovremmo ogni tanto fermarci e ricordare di prendere un bel respito profondo per scaricare lo stress e rilassare mente e corpo. Abbiamo quindi visto come non ci sia un unico fattore che determina la buona salute psicofisica ma l'insieme di molte cose e potremmo riassumerle in una parola che mi piace molto: CONSAPEVOLEZZA. Non mi resta che augurarvi una buona vita!

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Attività fisica e salute, tante buone notizie

Dopo una breve introduzione sul rapporto tra inattività fisica e numerosi stati patologici, esporrò le ragioni per le quali l'inattività fisica è dannosa e rappresenta una fonte di gravi problemi per la salute pubblica e individuale. Verrà successivamente definito cosa s'intende per inattività fisica e se ne esporranno gli effetti dannosi sulla perdita di massa muscolare, di forza e di potenza così come sull'osteoporosi e relative fratture, sull'osteoartrite, mal di schiena, sovrappeso e l'obesità, diabete mellito di tipo 2, ipertensione, sindrome metabolica, malattie coronariche, ictus, malattia vascolare periferica, cancro e sulla mortalità per tutte le cause.                                                                                          Esistono prove scientifiche certe che numerose patologie sono più comuni in persone che non svolgono un'attività fisica, o svolgono un'attività fisica molto scarsa, rispetto a coloro che, invece, sono fisicamente attivi. Il numero di queste condizioni di salute legate all'inattività e all'attività fisica è cresciuto constantemente durante gli ultimi decenni. La relazione che è stata osservata tra assenza o scarsità di attività fisica e l'aumentata esistenza o incidenza di malattie non è dovuta ai cosiddetti fattori confondenti, come l'età, il sesso, il grasso corporeo, lo stato precedente di salute, la dieta, il fumo, il consumo di alcool, l'educazione o il reddito. Le ricerche epidemiologiche hanno fornito gradualmente prove sempre più evidenti che l'inattività fisica è una causa dello sviluppo di numerosi stati di cattiva salute. Il criterio di tali prove è la costanza dei dati rilevati in ricerche e popolazioni diverse, l'intensità dell'associazione tra livello di attività fisica e il rischio di malattie, la relativa successione temporale (inattività precedente alla comparsa della malattia), il rapporto logico tra livello e cambiamento del livello diinattività/attività e il rischio di malattie, la spiegazione coerente e plausibile del rapporto osservato. Studi condotti su animali hanno prodotto ulteriori prove della relazione della quale abbiamo parlato. Perchè l'inattività fisica è dannosa per la salute? La ragione fondamentale degli effetti di peggioramento o addirittura di danneggiamento della salute provocati dall'inattività fisica è che gli esseri umani di ambedue i sessi sono fatti per muoversi. E, se si eccettuano gli ultimi decenni, sono stati obbligati a muoversi per tutta la storia dell'umanità. L'attività fisica è stata e resta lo stimolo biologico essenziale necessario per fare in modo che le strutture e le funzioni degli organi e dei sistemi di organi conservino la capacità di svolgere i loro compiti. L'effetto stimolante dell'attività fisica è mediato dall'espressione dei geni; e si pensa che questi si siano adattati ad uno stato di regolare attività fisica nel periodo durante il quale i nostri antenati per sopravvivere dovevano cacciare. L'attività tipica dei nostri antenati. come quella di spostarsi rapidamente per periodi prolungati, ha provocato un carico crescente sugli organi locomotori, metabolici, cardio-respiratori, nervosi, endocrini ed escretori, e la ripetizione di questa attività ha prodotto adattamenti in questi organi che hanno aumentato la loro tolleranza alle variazioni sia dello sforzo fisico sia delle condizioni ambientali. Se la salute viene concepita come energia e potenziale per la sopravvivenza, prestazione e realizzazione nei campi fisici, mentali e sociali della vita, allora molti, se non tutti, gli adattamenti prodotti da una quantità e una intensità moderata di attività fisica migliorano la salute, in quanto aumentano la forza o la capacità funzionale degli organi corrispondenti. Molti di tali adattamenti diminuiscono il rischio di certe malattie o dei loro presupposti, come il sovrappeso o l'obesità. L'inattività fisica e la mancanza dello stimolo biologico provoca l'effetto opposto e aumenta il rischio di numerosi stati di cattiva salute come quelli prima citati. Per questa ragione, l'efficacia quasi miracolosa dell'attività fisica per la salute ha solide basi biologiche. Il ruolo dell'inattività fisica come fattore di rischio varia notevolmente tra le varie patologie e da persona a persona. In generale, si può affermare che l'importanza dell'inattività fisica come fattore di rischio è proporzionale al ruolo centrale ed esclusivo che ha l'attività fisica nel mantenere le strutture e le funzioni del relativo organismo. Per questa ragione, l'inattività fisica è un fattore di rischio notevole per quanto riguarda l'insorgenza di una perdita di massa muscolare (sarcopenia) e ossea (osteoporosi) nelle persone anziane, o del diabete di tipo 2, ma un fattore di rischio meno intenso per la cardiopatia coronarica o il cancro.

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La sarcopenia, cos'è? Come si contrasta?

Verso i 50 anni di età si verifica un fenomeno chiamato sarcopenia che consiste in una perdita di massa muscolare del 3-5% nei primi anni (Nair, 1995) ed in seguto dell’1-2% ogni anno (Marcel, 2003). Questo fenomeno può comportare, intorno ai 75 anni, un dimezzamento dalla massa muscolare. La sarcopenia porta ad una diminuzione di forza che limita l’autonomia dell’anziano e riduce l’equilibrio esponendo così il soggetto, ad un aumento del rischio di cadute e di fratture che rappresentano l’episodio più limitante ed invalidante per le conseguenze che comporta (sindrome da immobilizzazione, iperglicemia, ecc).    Alcuni studi (Zacker, 2006; Van del Belt, 2000) affermano che lo sviluppo della sarcopenia è favorito della diminuzione dei livelli di ormoni androgeni, che si verifica in seguito all’invecchiamento. Altri studi asseriscono che nell’anziano si verifica una riduzione della sintesi proteica muscolare pari al 30% in meno rispetto ai giovani (Yarasheski, 2003). Con l’età diminuisce anche il numero fibre satelliti che sono responsabili della rigenerazione muscolare e dalla genesi delle nuove fibre. Tutto questo aumenta ancora di più la perdita di massa muscolare (Roth et al. 2000).   La sarcopenia non può essere arrestata, ma grazie ad allenamenti mirati a migliorare la forza, può essere contrastata poiché in questo modo si va ad agire sulle fibre di tipo II e si producono risposte anaboliche che non si ottengono con la pratica di attività aerobiche  (Zacker, 2006). L’allenamento per la forza può portare una riduzione del 30% del rischio di cadute nell’anziano (Metter e al, 2006).   Un altro aspetto da valutare è la nutrizione che deve essere adeguatamente curata. Infatti nell’anziano spesso posso verificarsi stati di malnutrizione causati da una riduzione dell’assorbimento di alcune sostanze (ad esempio il ferro) e dalla riduzione dell’apporto calorico giornaliero. In particolare è stato dimostrato che il 25% delle donne sopra i 65 non assume una quantità di proteine adeguata ai proprio fabbisogni nutrizionali (Zacker, 2006).   La malnutrizione può peggiorare il fenomeno in quanto può aggravare l’evoluzione della sarcopenia.    Nonostante le numerose ricerche scientifiche che testimoniano i grandi benefici riscontrati dall’allenamento di forza nell’anziano, le persone anziane medie non eseguono esercizi mirati al potenziamento muscolare ma spesso viene consigliato loro, da molti medici, la sola passeggiata che, ovviamente, risulta estremamente insufficiente nel contrastare il fenomeno di sarcopenia e nel garantire uno stato di efficienza e buona salute.

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Sindrome Metabolica: cos'è e come affrontar...

Sintomi Avere la sindrome metabolica significa soffrire di diversi disturbi metabolici contemporaneamente, tra cui: obesità, in particolare intorno alla vita (avere una “forma a mela”); ipertensione; elevato livello di trigliceridi nel sangue, di grassi e un basso livello di colesterolo HDL – il colesterolo “buono”; resistenza all’insulina, un ormone che aiuta a regolare la quantità di zucchero nel corpo. Avere una componente della sindrome metabolica significa avere più probabilità di presentarne altre e, più componenti sono presenti, maggiori sono i rischi per la salute. Diverse organizzazioni hanno i propri criteri per la diagnosi della sindrome metabolica, secondo alcune delle più note linee guida hai la sindrome metabolica, se hai tre o più di questi tratti: circonferenza vita elevata, superiore a 88 cm per le donne e 101 per gli uomini. Alcuni fattori di rischio genetici, come la familiarità per diabete o l’origine asiatica, abbassano il limite della ciroconferenza vita (79 cm per le donne e 94 cm per gli uomini); elevato livello di trigliceridi pari a 150 milligrammi per decilitro o superiore, o se comunque si è in trattamento per alti livelli di trigliceridi; ridotte quantità circolanti di HDL (inferiore a 40 mg/dl negli uomini o inferiore a 50 mg/dl nelle donne); pressione arteriosa oltre i 130/85, od in caso di trattamento farmacologico per l’ipertensione; elevata glicemia a digiuno (100 mg/dl o superiore), od anche se tenuta sotto controllo con farmaci. Trattare uno dei fattori di rischio della sindrome metabolica è già difficile, ma occuparsi di ognuno di essi potrebbe sembrare impossibile; tuttavia un cambiamento drastico dello stile di vita e, in alcuni casi, i farmaci possono migliorare tutti i fattori della sindrome metabolica. Fare più attività fisica, perdere peso e smettere di fumare contribuiscono a ridurre la pressione sanguigna e a migliorare i livelli di colesterolo e zucchero nel sangue. Questi cambiamenti sono fondamentali per ridurre il rischio: Esercizio. I medici raccomandano di svolgere dai 30 ai 60 minuti di esercizio fisico di intensità moderata, come camminare di buon passo, ogni giorno. Perdere peso. Perdere anche solo dal 5 per cento al 10 per cento del peso corporeo può ridurre i livelli di insulina e la pressione sanguigna. Mangiare sano. La dieta mediterranea, come molti regimi alimentari per mangiare sano, limita i grassi non salutari a favore di frutta, verdura, pesce e cereali integrali. Smettere di fumare. Fumare sigarette aumenta la resistenza all’insulina e peggiora le conseguenze sulla salute della sindrome metabolica. Parlate con il vostro medico se avete bisogno di aiuto per eliminare quest’abitudine. Se non siete in grado di raggiungere i vostri obiettivi attraverso i cambiamenti dello stile di vita, il medico può anche prescrivere farmaci per abbassare la pressione sanguigna, per controllare il colesterolo o per favorire la perdita di peso. Si possono prescrivere farmaci insulino-sensibilizzanti per aiutare il corpo a usare l’insulina in modo più efficace e la terapia con aspirina in alcuni casi può contribuire a ridurre il rischio di infarto e ictus. E’ possibile prevenire o ritardare la sindrome metabolica soprattutto con cambiamenti dello stile di vita: uno stile di vita sano è un impegno permanente, controllare con successo la sindrome metabolica richiede quindi uno sforzo a lungo termine ed un lavoro di squadra con il proprio medico curante. Impegnarsi in una dieta sana, mangiare molta frutta e verdura, scegliere tagli magri di carne bianca o pesce invece che carni rosse, evitare alimenti conservati o fritti in abbondante olio, eliminare il sale da tavola e sperimentare altre erbe e spezie. Muoversi, fare molta attività fisica regolare e moderata. Programmare regolari visite di controllo, controllare la pressione sanguigna, il colesterolo ed i livelli della glicemia a intervalli regolari. Effettuare ulteriori modifiche dello stile di vita, se i numeri stanno andando nella direzione sbagliata.

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Scegli bene la tua spesa: attenzione ai 10 ingredi...

Oggi vi faremo conoscere i 10 ingredienti più tossici presenti nell'industria alimentare. Per la durata e la conservazione dei cibi industriali generalmente vengono utilizzati conservanti e agenti sintetici per ritardare e inibire, appunto, la crescita di funghi e muffe. Queste sostanze però una volta liberate nel corpo privano di ossigeno le cellule rubandone le sostanze nutritive e creando un ambiente favorevole per le malattie. Continui sono gli studi che vengono effettuati a riguardo di questi argomenti. Vediamo questi 10 elementi dal quale bisognerebbe stare alla larga il più possibile...   SODIO BENZOATO (E211) - Questo assassino furtivo si trova in quasi tutti i vasi e bottiglie, come condimento per l’insalata, sottaceti, salse, maionese, quasi tutte le bevande analcoliche e succhi di frutta, e anche in prodotti alimentari etichettati come “naturali”. Secondo uno studio del professor Peter Piper, del dipartimento di biologia molecolare e biotecnologie dell’Università di Sheffield, il sodio benzoato testato su cellule vive di lieviti distrugge aree del DNA nelle stazioni energetiche cellulari, i mitocondri. OLIO DI CANOLA - Questo olio è di derivazione vegetale ed è presente in più del 30% di tutti i prodotti. Olio di canola è in realtà una selezione dell’olio di colza e può causare enfisema e insufficienza respiratoria, che alla fine portano al cancro. L’olio di colza è inadatto all’uso alimentare a causa dell’alta concentrazione di acido erucico, che per la sua tossicità è fortemente limitato per legge, con un limite massimo tollerato del 5% nei grassi alimentari (legge comunitaria in vigore dal 1º luglio 1979, Direttiva 76/621/CEE, del 20 luglio 1976). Essendo però un olio estremamente economico, in Italia è attualmente utilizzato dalla ristorazione commerciale. GLUTAMMATO MONOSODICO (MSG) - La FDA permette 20 “pseudo” nomi per esso, tra cui estratto di lievito Ajinomoto autolyzed, Vetsin, MSG, gelatina, caseinato di calcio, proteina vegetale idrolizzata (HVP), proteina testurizzata, glutammato monopotassico, idrolizzato pianta Poteina (PHP) Estratto di lievito, acido glutammico, caseinato di sodio, lievito, proteine vegetali idrolizzate, Senomyx, carragenina, aromi naturali, esaltatore di sapidità, o il numero E620, E621, E622, E623, E624, E625, E627, E631, o E635 per citarne alcuni. Solo perché un prodotto dice “No MSG” non significa che non c’è! SODIO NITRATO e NITRITO DI SODIO (nitrosammine) - E ‘usato per fertilizzanti, esplosivi, e come solvente nell’industria della pulizia a secco. E' considerato un “super-sale” (come glutammato monosodico) aggiunto a cose come hot dog, salsicce e pancetta per aumentare la durata di conservazione, colore e sapore. Il nitrito di sodio è usato principalmente come conservante alimentare e fissativo del colore nei prodotti a base di carne. Spesso usati in combinazione con altri sali noti nella vulcanizzazione: sali di sodio nitrito e nitrato e potassio (E249). Il suo uso impedisce intossicazione batterica, specialmente botulismo. Gli studi da parte delle autorità sanitarie degli Stati Uniti alla fine del 1970 hanno dimostrato che l’uso di nitrito di sodio come additivo alimentare potrebbe provocare il cancro . MARGARINA - Il corpo non può integrare gli acidi grassi trans nelle membrane, causando strutture deformative cellulari. Ricchissima di grassi vegetali idrogenati che accelerano l’invecchiamento e degenerano i tessuti. ANTISCHIUMA - (Dimethylpolysiloxane) è una sostanza chimica industriale utilizzata in stucchi e sigillanti. Questo componente è usato soprattutto in fast food bocconcini di pollo e uova. Un derivato del petrolio, viene utilizzato come stabilizzatore in profumi, resine, vernici e prodotti chimici collegato ai tumori gastrici e danni al DNA. ANTIAGGLOMERATI - I prodotti chimici che assorbono l’umidità. Questi vengono aggiunti al sale da tavola prodotti e alimenti in polvere. Essi sono spesso composti di fosfato, carbonato, silicato e ossido di composti contenenti alluminio. L’alluminio è collegato alla malattia di  ed è utilizzato anche nel vaccino contro l’influenza. COLORI ARTIFICIALI - Petrolchimica olio sintetico, antigelo e ammoniaca. Vietati nei cosmetici, ma ancora consentiti negli alimenti. Indeboliscono il sistema immunitario. Causa di tumori della vescica e testicoli. EMULSIONANTI  -Carragenina, polisorbato 80 e oli vegetali bromurati (OLS). Di solito si trova nel latte al cioccolato, formaggio, gelato, latte in polvere e gelatina. La BVO rimane per anni nel corpo. Polisorbato 80 è anche in molti vaccini. DOLCIFICANTI ARTIFICIALI - Aspartame, acesulfame K, sucralosio, sorbitolo, Truvia, e, naturalmente, saccarina. A causa del suo gusto dolce, questi dolcificanti chimici ingannano il corpo e producono dipendenza per lunghi periodi di tempo.   In conclusione, vi consigliamo di acquistare consapevolmente, di alimentarvi possibilmente in modo "naturale" e magari di produrre più alimenti possibili con le nostre mani. CAMBIA. ADESSO PUOI.™

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Salute: fumare al risveglio raddoppia i rischi!

Prima una persona fumerà una sigaretta al mattino, maggiori saranno le possibilità di ammalarsi di tumore polmonare o orale. Lo dimostra una nuova ricerca della Penn State University pubblicata sulla rivista Cancer, Epidemiology, Biomarkers and Prevention. I risultati dello studio rivelano che i fumatori che consumano sigarette subito dopo il risveglio hanno nel sangue livelli più elevati di NNAL - metabolita dell'NNK (Nicotine-derived nitrosamine ketone) nitrosammina presente nel tabacco e potente procarcinogeno. Fumare una sigaretta appena svegli aumenta i tassi di NNAL nel sangue, percentuali che si presentano a livelli inferiori nei fumatori che aspettano mezzora o piu' tempo dal risveglio, indipendentemente dal numero di "bionde" fumate successivamente durante la giornata. Una constatazione che "incorona" la prima sigaretta mattutina come la piu' pericolosa di tutte. L'indagine ha analizzato i dati di 1.945 fumatori adulti: il 32 per cento ha dichiarato di fumare una sigaretta dopo cinque minuti dal risveglio; il 31 tra i sei e i trenta minuti; il 18 tra i 31 e i 60 minuti e il 19 per cento un'ora dopo.   In conclusione Anche se è uno studio (e non del tutto attendibile), attendete sempre 2-3 ore dal risveglio prima di accendervi un sigaretta. In questo modo avrete già ridotto una dose giornaliera, ma soprattutto dimostrerete di volervi bene... "prevenire è meglio che curare" conseguenze irreparabili. CAMBIA. ADESSO PUOI.™

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Insulina e metabolismo

La funzione principale dell’insulina è quella di stimolare la fase sintetica del metabolismo, promuovendo l’assunzione di glucosio e di aminoacidi da parte delle cellule di numerosi tessuti e stimolando la sintesi di glicogeno, di acidi grassi e delle proteine. A livello muscolare, la capacità dell’insulina di stimolare l’utilizzazione del glucosio risulta di fondamentale importanza nel determinare l’omeostasi del metabolismo glucidico. Condizioni in cui questa capacità è patologicamente ridotta, tra le quali spicca il diabete mellito, sono globalmente definite come insulino-resistenti e l’insulino-resistenza del metabolismo glucidico ha un enorme impatto socio-sanitario essendo alla base del diabete tipo II, la cui incidenza sta assumendo proporzioni epidemiche nel mondo occidentale e nei paesi in via di sviluppo. E’ ormai noto a tutti che l’attività fisica costante riduce notevolmente il rischio dell’instaurarsi di questi stati patologici ma è bene sottolineare che ognuno di noi necessita di un programma adatto e che spesso il “fai da te” è addirittura controproducente perché non si hanno conoscenze di fisiologia umana tantomeno di chinesiologia. Invito chiunque ad affidarsi a seri professionisti del settore per evitare spiacevoli inconvenienti e delusioni. Buon movimento a tutti!

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Benefici dell'esercizio fisico sulla Sindrome...

E’ stato evidenziato come la pratica regolare dell’esercizio fisico moderato di tipo aerobico intervenga nella prevenzione primaria delle patologie dismetaboliche e cardio-vascolari, nonché nella prevenzione primaria del sovrappeso, attraverso anche la modifica della concentrazione degli ormoni che regolano il metabolismo dei macronutrienti. Tali evidenze hanno indotto il Ministero della Salute ad introdurre delle linee guida per un corretto stile di vita: gli adulti dovrebbero svolgere almeno mezz’ora al giorno di attività moderata per cinque giorni alla settimana o almeno venti minuti di attività intensa per trè giorni alla settimana oppure una combinazione equivalente di attività fisica moderata/intensa; i bambini e gli adolescenti, nella fascia di età 5-18 anni, le raccomandazioni indicano di svolgere 60 minuti di attività moderata/intensa ogni giorno. E’ attività fisica qualsiasi forza esercitata dai muscoli scheletrici in grado di determinare un aumento del dispendio energetico. Da un punto di vista energetico infatti l’attività fisica rientra in quella componente “facoltativa” della spesa energetica di un individuo che può essere quindi modificabile andando ad agire sula spesa energetica totale delle 24 ore. Occorre però subito distinguere nell’ambito dell’attività fisica un tipo di attività che possiamo definire occasionale e una continua o di training fisico. Con la prima ci si riferisce ad un unico episodio o sessione che di per se richiede una varietà di adattamenti metabolici e circolatori per far si che l’organismo adempia al fabbisogno acuto di ossigeno e di substrati energetici per tale attività. La seconda, invece, determina adattamenti sistemici che riflettono il modo in cui l’organismo ottimizza la sua capacità di risposta ad uno stimolo fisico imposto regolarmente con effetto cumulativo. E’ in questo secondo tipo di attività che l’organismo, oltre ai miglioramenti relativi alle funzioni cardio-vascolari e respiratorie, ottimizza anche la sua capacità metabolica di produzione dell’energia attivando vie metaboliche più vantaggiose ai fini energetici. Sono questi miglioramenti, che definiamo globalmente col termine di fitness, che si possono evidenziare in tutti i sistemi fisiologici dell’organismo a riposo, durante esercizio fisico sub massimale e massimale. Le fonti energetiche impiegate in una data attività fisica sono direttamente influenzate da tre parametri fondamentali: durata; intensità; frequenza. Sono questi tre parametri che condizionano, secondo il tipo di attività fisica svolto, un metabolismo energetico di tipo aerobico (che richiede maggior consumo di ossigeno a fronte di ossidazione completa dei substrati energetici) e   unmetabolismodi tipoanaerobico che comporta un’ incompleta ossidazione dei substrati con minor consumo di ossigeno e minor produzione di energia. La pratica dell’esercizio fisico contrasta efficacemente tutti i parametri della sindrome metabolica, in quanto induce una serie di vantaggi che portano, in definitiva, ad una correzione (totale o parziale) dell’insulino-resistenza: questo pone nelle mani del medico una potente arma di tipo non farmacologico per un efficace intervento preventivo, terapeutico e riabilitativo. La terapia della sindrome metabolica non può essere rivolta ai singoli sintomi (es. l’ipertensione) ma alla causa, al grasso periviscerale e alla sedentarietà che determinano l’insulinoresistenza e quindi l’iperglicemia, l’ipertensione e la dislipidemia. A differenza dei farmaci usati per il trattamento delle varie componenti della sindrome metabolica (diabete, ipertensione, dislipidemiae cc.) che normalmente sono specifici per singolo fattore di rischio (antidiabetici, antipertensivi, ipolipemizzanti, ecc..) l’esercizio fisico di tipo aerobico è in grado di migliorare la totalità dei fattori di rischio cardiovascolare modificabili eproduce effetti, contemporaneamente, su tutti gli aspetti della sindrome metabolica a cominciare dall’obesità viscerale, con i seguenti incontestabili benefici: miglioramento della composizione corporea; miglioramento della sensibilità insulinica e prevenzione del diabete mellito di tipo 2; aumento del colesterolo HDL con riduzione VLDL e LDL piccole e dense (assetto lipidico meno aterogeno); riduzione della pressione arteriosa; riduzione della mortalità da tutte le cause; riduzione della mortalità coronarica; probabile riduzione del rischio di ictus cerebrale; riduzione della mortalità del cancro del colon e mammella; incremento della densità ossea e riduzione delle fratture; riduzione della disfunzione erettile dopo i 50 anni di età; miglioramento della sensazione di benessere fisico e della qualità della vita (azione antidepressiva).   I vantaggi indiscutibili dell’attività fisica nei soggetti con sindrome metabolica, si inquadrano in una serie di effetti a vari livelli. I principali sistemi che vengono modificati sonoil cardio-vascolare, il muscolo-scheletrico, l’endocrino-metabolico e l’immunitario, nonché la sfera psichica.   I benefici a carico dell’apparato cardio-vascolare riguardano miocardio, circolo coronarico e periferico. A livello coronarico è stato dimostrato: un aumento del diametro interno delle arterie coronarie maggiori; l’incremento del flusso coronarico massimale; la neoformazione di arteriole e capillari; la riduzione della reattività vascolare coronarica; un’aumentata efficienza del trasporto di ossigeno     Nel miocardio dei soggetti allenati si verifica una riduzione del consumo cardiaco di ossigeno, la riduzione delle resistenze periferiche con calo della pressione arteriosa con particolare vantaggio nei soggetti ipertesi.     Nel muscolo scheletrico la pratica regolare dell’esercizio fisico aerobico, porta a una modificazione della composizione in fibre del muscolo striato. E’ stato dimostrato l’aumento selettivo delle fibre muscolari lente (rosse), del loro contenuto in mitocondri, lo sviluppo di nuovi capillari muscolari e l’aumento dei trasportatori del glucosio insulino-sensibili.     L’incremento della massa muscolare associato alla parallela riduzione della massa grassa cambia sostanzialmente la composizione corporea; la massa magra rappresenta più del 90% del peso di un soggetto ben allenato rispetto al 75-80% riscontrabile nei soggetti sedentari a parità di peso. A differenza della dieta ipocalorica, che riduce il contenuto di grasso in tutto il corpo, l’esercizio fisico aerobico diminuisce soprattutto il grasso viscerale; anche per questo motivo i chili persi grazie all’esercizio fisico si riprendono con più difficoltà rispetto a quelli persi con la sola dieta. Si dimagrisce veramente solo quando il consumo calorico supera le calorie introdotte con il cibo; ed è proprio a fronte di un corretto introito calorico, che l’attività fisica garantisce un maggior consumo energetico; spesso si ingrassa non solo perché si mangia di più, ma soprattutto perché pur mangiando le stesse quantità di cibo si consuma di meno, ovvero riduciamo l’attività fisica senza ridurre le calorie. Siamo abituati ad un certo tipo di alimentazione costante o causale, così l’organismo, in alcuni giorni si ritrova aggravato da una frazione di calorie in più che viene immagazzinata nell’unico deposito a disposizione: gli adipociti, cioè le cellule di grasso.

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