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Pro e contro allenamento con macchine isotoniche

ALLENAMENTO CON MACCHINE GUIDATE O CON PESI LIBERI CONTRO Costo ed ingombro elevati Consentono di effettuare un solo o un numero limitato di esercizi Alcune macchine idrauliche e isocinetiche riducono notevolmente l'attività muscolare eccentrica (Durante la fase eccentrica Fe (allungamento muscolare) la forza di attrito si sottrae alla forza peso riducendo la resistenza della macchina al movimento) Isolano un movimento o un gruppo muscolare Allenano un numero inferiore di muscoli stabilizzatori. Necessitano di regolazione esterna, inoltre i bambini, i soggetti molto alti o molto bassi potrebbero non trovare la regolazione adatta Molto spesso obbligano a traiettorie forzate non fisiologicamente corrette Consentono al muscolo di sviluppare una tensione (carico) ed una velocità esecutiva costanti per tutta l'escursione articolare (macchine a camme) Non educano la propriocezione e la coordinazione motoria Inducono una minore risposta ormonale Un movimento poco naturale; Poco allenanti per la coordinazione e per la propriocezione; Sono meno adatti allo sviluppo di forza e massa muscolare; Scarso reclutamento dei muscoli stabilizzatori. PRO Necessitano minore coordinazione di movimento (generalmente si controllano su un solo piano di movimento Causano un rialzo pressorio minore che va comunque controllato utilizzando una tecnica di respirazione corretta L'apprendimento della corretta tecnica di esecuzione richiede tempi minori Minore  rischio di infortuni Inducono minori sollecitazioni a carico della colonna vertebrale (se costruite con criterio) Essendo la tecnica di esecuzione più semplice da imparare, posso essere utilizzate da più fasce di età anche senza grandi obiettivi Maggiore sicurezza del movimento;  Facilità di carico e scarico dei pesi;  Nel fitness sono adoperate nei periodi iniziali; Facilità di apprendimento dell’esercizio.  PESI LIBERI I vantaggi dell’utilizzare manubri e bilancieri sono: Movimenti più naturali;  Allenano maggiormente la coordinazione e la  propriocezione;  Hanno una notevole influenza sulle catene cinetiche muscolari;  Permettono un'elevata varietà di esercizi; Hanno un elevata sinergia muscolare. Gli svantaggi di questo tipo di allenamento sono: Maggior pericolosità dell’esercizio; Tempi di apprendimento del movimento maggiori; Sono meno adatti ai principianti;  Sono più facilmente causa di infortuni; Sono più stressanti; Influenzati dalla forza di gravità e maggiori tempi per caricare e scaricare il peso. CONCLUSIONI Secondo me, una volta automatizzato il gesto tecnico, si potranno usare maggiormente i pesi liberi, per una questione di naturalità del movimento e perché allenano più muscoli contemporaneamente. Ovviamente in certi contesti l’uso dei macchinari isotonici diventa un aiuto prezioso per raggiungere i nostri obiettivi. 

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Gli allenamenti online nel periodo covid

ALLENAMENTI ONLINE  L'home fitness sta crescendo a vista d’occhio in questi mesi in tutti i paesi interessati dall'emergenza sanitaria. Crescono le video lezioni e si moltiplicano i personal trainer che si stanno specializzando in allenamenti e piani alimentari a distanza come diverse sono le alternative offerte dalle palestre, società sportive e attività ludico motoria. Vengono svolti grazie all’utilizzo di App, dirette social e canali video che permettono a tutti di continuare ad allenarsi e quindi a tenersi in forma.   VANTAGGI -puoi allenarti da casa ed essere seguito dai Trainer a distanza -puoi allenarti in casa, in giardino, al parco, in garage -puoi scegliere il giorno e l’orario della lezione. -gli allenamenti sono vari e adatti a tutte le esigenze. -potranno essere svolti diversi tipi di allenamento, dalla ginnastica posturale agli allenamenti ad alta intensità e di tonificazione.  -gli allenamenti online si svolgono principalmente a corpo libero.   SVANTAGGI -l’istruttore, essendo lontano, potrebbe non riuscire a correggere eventuali errori di movimento -noia e pigrizia potrebbero indurre a rimandare l’allenamento ed eventualmente a sospendere le attività -viene a mancare il rapporto di coinvolgimento che è proprio delle strutture sportive, dei suoi istruttori ed allenatori   A CHI SI RIVOLGONO GLI ALLENAMENTI ONLINE Gli allenamenti online sono adatti a chi ha poco tempo a disposizione ma non vuole rinunciare ad allenarsi. Alle persone che sono abituate ad allenarsi in palestre ma che in questo momento sono chiuse per i nuovi dpcm.   COSA MI OCCORRE PER PARTECIPARE: Per poter partecipare agli allenamenti online ti occorrerà innanzitutto un po’ di spazio: bastano 2×2 metri e un tappetino.  Fondamentale è avere una webcam, oppure un tablet o uno smartphone, e una connessione internet.    DOVE E QUANDO: La comodità degli allenamenti online è proprio quella di decidere tu il luogo e il tempo dell’allenamento, che sia la tua casa, durante un viaggio in vacanza o sul posto di lavoro durante la pausa, insomma dove vuoi! RIFLESSIONE FINALE   Possono chiudere le palestre ma non la voglia di allenarsi. Buon allenamento a tutti.

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Il covid manager e lo sport

La pandemia da Covid 19 ha imposto l’adozione di nuove linee guida e protocolli che le varie Federazioni e gli Enti di promozione Sportiva devono far rispettare ai propri tesserati, aggregati e affiliati; nonché a tutti coloro che operano in ambito sportivo. La figura del Covid Manager -è stata introdotta nell’ambiente del lavoro per identificare un unico referente di un’azienda, con funzioni di coordinatore per l’attuazione delle misure di prevenzione e controllo del contagio da Sars-Cov2 e con funzioni di punto di contatto con le strutture sanitarie. -deve essere il referente che fa attuare le misure di prevenzione all’interno di un’azienda; nonché il punto di riferimento per le strutture del sistema sanitario nazionale. -deve essere nominato dal datore di lavoro; tuttavia permangono gli obblighi e le responsabilità nei luoghi di lavoro previsti dal Decreto Legislativo 9 aprile 2008 n. 81, ovverosia il Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro. Le nuove norme per le società sportive dalla stagione 2020-2021 Con l’apertura della stagione 2020/2021, cresce il numero delle società e delle associazioni sportive dilettantistiche alle prese con il difficile compito di adeguare la propria attività alle novità normative e ai protocolli federali introdotti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19. Numerose problematiche e temi controversi, infatti, emergono nella fase di riorganizzazione, a cui si aggiunge lo spettro delle pesanti sanzioni minacciate a chi non intenda adottare strumenti e soluzioni utili a prevenire il contagio. La normativa, dunque, prevede espressamente la nomina di un operatore sportivo che sia incaricato di vigilare sulla corretta applicazione dei protocolli “anti-Covid”. La presenza del covid manger nello sport Il Corso “Covid Manager dello Sport” è un corso pratico per adeguare l’attività di ASD/SSD alle disposizioni sanitarie, per proteggere e tutelare atleti, dirigenti e collaboratori e per iniziare la stagione con maggiore sicurezza e consapevolezza di rischi e criticità. Il Covid Manager Sportivo è colui che ha una serie di compiti, - la verifica del corretto utilizzo dei DPI; - delle procedure di accesso all’impianto sportivo; - dell’organizzazione degli spogliatoi; - del corretto svolgimento dell’attività di allenamento; - la raccolta delle autocertificazioni; - l’accertamento della corretta esecuzione dell’attività di sanificazione degli ambienti e l’attuazione delle procedure relative alla gestione dell’atleta sintomatico. Note Elaborato creato grazie alla partecipazione ai corsi di Scuola Centro Sportivo Italiano Educatore sportivo Covid Manager  10-6-2020 Scuola Accademia Domani Addetto alla sanificazione 4-9-2020 Scuola Life Learning Diritto alla salute: il servizio sanitario italiano 2-9-2020 Scuola Alison Coronavirus what you need to know 12-11-2020

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Fitness 2021: corri fitness, corri...

Dai fatti recenti pare che nessuno abbia preso sul serio le cose. Le palestre hanno riaperto lavorando su una comunicazione sottolineante metodiche di “sanificazione”, “distanziamento”, “cautelamento” e “difesa” del fitnessista-consumatore d'assoluta sicurezza. Anche in termini di salute del portafoglio, reintegrato mediante restituzione (non sempre avvenuta) dei mesi perduti causa pandemia. Un quadrimestre di fatturato intanto se n'è andato, assieme a tonnellate di lezioni spesso inutili di trainer incapaci nel motivare clienti se non con le beneamate attrezzature. Il tutto con la scusa che se manca il “piatto pesi” non riusciremo mai a muscolarizzarci. Frottole. Tutti prendono in giro tutti, come quando si tira giù il prezzo per forzare il ritorno di un cliente sul tapis roulant, quando ancora per un bel po' la corsa al parco batterà quel tapis roulant (in palestra non a casa) quattro a zero. Posizionare super-tecnologie ionizzatrici antenendo inalterati vecchi sistemi d'aerazione ricolmi di pulviscolo pluriennale, è svuotare il mare delle paure col retino delle illusioni. Da tempo immemore il centro fitness (qualsiasi) avrebbe potuto riconfigurarsi in una macchina da guerra erogante servizi e prodotti di qualità, soprattutto in chiave extra-struttura. Invece si spera nel “botto” iscrizioni che se non c'era prima della tempesta non si vede perchè debba esserci ora. Ecco cosa deve focalizzare il fitness business se vuol tornare a correre: A) sport&fitness+salute sono un binomio in via di polarizzazione: low-cost per pubblici che non hanno grandi disponibilità economiche e servizio personalizzato accessibile da chi manterrà redditi alti; B) sport&fitness+salute rivestono funzioni sociali e aggregative che verranno meno se il complesso impiantistico locale smetterà di erogare servizi ludico-sportivi “di quartiere"; C) sport&fitness+salute incidono nei processi formativi delle fasce giovanili (13/18 anni), segmento verso cui gli “Allenatori-Influencer” rivestiranno responsabilità social educative più che tecniche; D) sport&fitness+salute saranno diffondibili qualitativamente solo se gli operatori saranno qualitativi anch'essi e da ogni punto di vista; E) sport&fitness+salute saranno inscindibili da campagne d'educazione alimentare d'avviarsi con fasce d'età basse attraverso hub scolastici sia fisici che virtuali; F) sport&fitness+salute sono temi che non avranno mai indirizzo comune con professionalità interne ai centri scarse rispetto a quelle esterne alle palestre, spesso migliori, più ricche d'iniziative e destinate al sopravvento.

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Fitness 2021: i Club, sì, ma gli istruttori?

PREMESSE Non c'è distinzione tra trainer operante intra, extra-moenia o remotizzato. Le tre categorie rientrano tutte nell'analisi. Ma andiamo per ordine sulle “utilità” di questa figura e dei suoi replicanti. E' più “utile” commercialmente una scheda fattibile senza frustrazione dall'iscritto ad “X”, che un programma eccelso ma impossibile da concludere presso “Y”. Premessa numero uno. La due, è che il trainer è l'opposto del personal trainer: uno lavora per il Club, l'altro per sè. La disfunzione tattica è che convivono sotto lo stesso tetto, o, all'improvviso, e a una certa ora, e ciò si suppone sia strategico ma non lo è, il trainer si traveste da personal trainer alla velocità con cui Bruce Wayne si riconfigura in Batman. Ma restiamo sul pezzo per approfondire la contrapposizione “GT” (Gym Trainer) “PT”, perchè è qui lo snodo tecnico del servizio erogato dal Club, nonché la forza o debolezza con cui esprime il proprio modello di gestione. Quando GT e PT non sono soggetti a controllo, eppure dovrebbero esserlo visto l'operare indisturbati nei Club anche da remoto, convogliano clienti e fatturato su se stessi per trasferire il business nello studio accanto. O a casa loro. E' l'effetto di un contratto di locazione sottoscritto più o meno formalmente con la palestra, accordo col quale sperano di guadagnarci tutti. Non è così. Lo scopo di un personal trainer, legittimo da parte sua, ma alla lunga devastante per il club, è soggiogare allievi mediante raggiungimento spasmodico degli obiettivi e attraverso il controllo maniacale d'ogni fase d'allenamento. Ma non c'è solo questo. La filiera intra-extra palestra del servizio personalizzato (e incontrollato) non si chiude qui, perchè a seguire, via whatsapp, il soggiogante coach aggiunge dieta più integrazione che, salvo non sia laureato in medicina, non potrebbe nemmeno dettare vocalmente. A tale danno, dovuto allo scontro d'interessi che vede anche l'appropriazione indebita di attrezzi da parte del personal trainer a svantaggio del trainer di sala, si aggiunge per il Club un'altra beffa. Nel ginepraio dei “Certified Trainer” operanti in remoto, molti costringono alla spiegazione fattuale dell'esercizio proprio quel trainer di sala che viaggia a cinque euro/ora. Col dovuto rispetto per i trainer che hanno requisiti, formazione teorica, sul campo, etica e pubblicazioni, resta il fatto che il rapporto “GT vs PT” danneggia trainer, personal trainer e club. E alla lunga scontenta i clienti, confusi da verità tecniche contrastanti in cui traspare la debolezza gestionale di un Club che, attraverso i compromessi di cui prima, non può più dettare legge.   LE TRENTA CAPACITA' DEL TRAINER (UTILI AL CLUB) 1) capacità di redigere un quantitativo di schede di buona fattura nel minor tempo; 2) capacità di segmentare tipologie di schede sui tre tradizionali livelli d'intensità (softmedium-strong); 3) capacità di omogeneizzare sequenze di esercizi su scheda semplice, normale e complessa (interpretativamente); 4) capacità d'intercettare il bisogno latente del cliente, direzionandolo all'occorrenza su altro servizio rispetto a quello per cui opera; 5) capacità di gestire imprevisti legati alla sicurezza cliente (reale e virtuale); 6) capacità di fare da intercapedine tra situazioni aziendali interne e servizio sul campo; 7) capacità di mediare con le aree commerciali senza occuparne il territorio; 8) capacità di rispondere a domande tecniche rispettandone la veridicità (senza inventare); 9) capacità di gestire contrasti col cliente ammortizzando le tensioni (in sala e in piattaforma social); 10) capacità di curare la propria immagine anche e soprattutto all'ultima ora del proprio turno (o in video-conference); 11) capacità di gestire ordinatamente data-base appuntamenti, appunti, progetti, compatibilmente con situazioni contingenti che possano avere priorità; 12) capacità d'interagire coi trainer operanti in contemporanea in sala (alternarsi nel food-break o per una telefonata urgente) o in video-call; 13) capacità di catturare il cliente meno al centro dell'attenzione (reale e virtuale); 14) capacità di auto-correggersi nell'immediato ove il protocollo si riveli inadatto; 15) capacità di osservarsi da “lontano” o “dall'alto” (estraniazione); 16) capacità di non perdere la cognizione del tempo dedicato al colloquio col singolo; 17) capacità di mantenersi su un tratto di diplomazia nei temi a “impatto” (politici, culturali, sportivi); 18) capacità di gestire una relazione “affettiva” (nel caso si tratti di un/una cliente) interagendo come se si trattasse di cliente ordinario; 19) capacità di mantenere in ordine la sala fitness non solo a fine turno, ma nel corso dello stesso, velocizzando la procedura di chiusura anche se non di sua competenza; 20) capacità di guardare avanti, intorno, all'esterno: aggiornarsi, leggere, osservare, scrivere; 21) capacità di sostegno pubblico (con confronto privato) delle tesi tecniche dei colleghi; 22) capacità di lettura “energetica” dell'allievo; 23) capacità di autodifferenziare le operatività GT e PT; 24) capacità d'inserimento feed-back cliente prima di stilare un nuovo programma; 25) capacità di “tagliare su misura” il piano d'allenamento agevolandone le fruibilita' (orari, giorni); 26) capacità di lavorare sempre sul dettaglio; 27) capacità di osservare “tridimensionalmente” le dinamiche di movimento dell'allievo (che non va osservato solo dal davanti ma a trecentosessantagradi); 28) capacità di promuovere il Club anche fuori orario di lavoro, sia sul bacino gravitazionale che sul bacino di riferimento social; 29) capacità di creare una “testa di ponte” con altri Club (non competitors) portando innovazione e aggiornamento continui; 30) capacità di essere “pronto e operativo” in 24 ore nel passaggio da un Club all'altro. Con la stessa professionalità, prontezza ed etica che lo hanno contraddistinto nel precedente rapporto.

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Fitness 2021: se non ne siete dentro, ne resterete...

La diffusione low cost aveva ridotto il business del club fitness tradizionale prima della tempesta. Le difficoltà, per le palestre più costose per se stesse e per gli utenti, sono fuori misura: o si cambia o si esce. Alla ripresa della stagione 2020-2021 (settembre), sarà ancora peggio per i gestori, ma per gli utenti qualcosa migliorerà. Riconversione palestre: dimensioni sale di attività, quantità di macchinari posizionati, numero istruttori presenti, cifra delle utenze contemporanee. Per un po', forse molto, via i corsi, via le attività d'acqua, via altro. Il superfluo sparirà e a fare la dieta non saranno i clienti ma le palestre: si snelliranno. Questo eccesso di servizi si era riflettuto troppo tempo sul prezzo d'abbonamenti “dopati”, che prevedevano l'acquisto di discipline grottesche: sempre più pressati da aggueriti venditori-inseguitori di budget. Come se, acquistando un'auto, fossimo stati costretti per anni ad acquistare ogni accessorio, anche quello che non avremmo utilizzato mai. Il fitness deve togliersi di dosso la polvere costata cara a tutti. Per un po' ci ha rimesso solo il portafoglio utenti, ma con l'avvento low cost, pretestuose palestre avevano cominciato a correggere il tiro. La pacchia era finita. La prossima fitness season sarà da colpo di grazia, perchè vi saranno servizi “erogabili non in loco”. Per quel che riguarda la riconversione cliente, il nuovo fitnessista potrà fruire del fitness come un tagliando auto: tagliando-allenamento con presenza fisica una volta a settimana e sedute successive tracciate via via dal trainer. Sessioni da fare dove, quando e come si vorrà. Senza spendere un patrimonio in lezioni personali che, da un certo momento in poi, anche noi trainer sappiamo essere inutili. Peggio ancora quando competono con servizi a basso costo in remoto. L'altra sorpresa è che due fette di domanda sono arrivate fresche fresche sul piatto: teen agers e anziani. Due mercati non considerati aree di business dai centri fitness, ma che col distanziamento si stanno attivando in un desiderio di movimento potente. Movimento più ludico che sportivo, più divertente che performante. Le palestre in grado d'intercettare questo coi servizi, saranno centri di produzione contenuti extra-struttura (tutorial su come allenarsi a casa, educativi su allenamento e alimentazione, di assistenza on-line e controllo). Molte proposte saranno mirate più fuori che dentro la palestra e così, un piccolo club potrà fornire servizi non ai 500 utenti iscritti prima, ma a 2.500. Sotto forme diverse. A casa, in azienda, in viaggio, al parco, lo smart fitness pack (così definito perchè avrà costi accessibilissimi, quindi smart), non avrà uno spazio di svolgimento dedicato, non avrà macchinari ridondanti e soprattutto non avrà un tempo. La palestra come spazio fisico tradizionale si trasformerà in spazio fisico “occasionale”, come luogo, appunto, di messa a punto. Un'officina specializzata, dove non conta quanto è grande il capannone ma se il meccanico è esperto. Luogo e ora d'allenamento saranno scelti come opzione personalizzata dall'utente e non dall'app-corsi del centro, per un fitness capillarizzato sul territorio ma meno delimitato spazialmente. Sei giorni d'allenamento settimanali saranno improponibili, come improponibile sarà la prenotazione oraria per ogni seduta. Segnali dei quali tener conto nella riconfigurazione strutture in vista della prossima stagione.  

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Consiglio n. 10 - Se vuoi allenarti bene, fallo co...

Nell'allenamento in palestra, la nostra 'guida' deve essere sempre presente. Deve prenderci per mano all'inizio e poi seguirci più da lontano nell'evoluzione dei piani d'allenamento. Nel cammino verso il fitness ideale, dovrà lasciarci pian piano alle nostre sensazioni quando saremo padroni dei movimenti, quando conosceremo macchine e attrezzature per allenarci e, soprattutto, quando sapremo distinguere una buona palestra da un'altra. La definizione di maestro, istruttore, tecnico, trainer, coach che sia, deve materializzarsi sempre in una figura 'reale', non un ologramma o una faccia che ci appare su youtube e ci detta il programma d'allenamento senza neanche conoscerci. La combinazione ideale è avere la doppia opportunità: incontro fisico all'atto del “tagliando” e poi, per abbattere i costi, consulenza in remoto. Ogni giorno, in palestra, giungono sprovveduti che con schede prestampate chiedono “la luna” promessa dall'istruttore digitale. Che non hanno mai incontrato. La promessa dovrebbe essere mantenuta per coerenza dall'istruttore digitale, ma in realtà sarà l'istruttore reale, quello che corre in palestra dalla mattina alla sera, a dover soddisfare. Meglio affidarsi al trainer reale che con un sorriso sulle labbra si mostrerà restio ad attuare l'allenamento del trainer (solo) digitale. Meglio ancora se il trainer virtuale e quello reale saranno… la stessa persona.

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L’esercizio fisico allunga la vita, a qualunque ...

(Reuters Health) – L’esercizio fisico riduce il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e anche alcuni tumori. A oggi la maggior parte delle ricerche si è soffermata sull’efficacia dell’attività fisica in alcuni momenti della vita degli individui, senza valutarne l’impatto negli anni. Un gruppo di ricercatori del Regno Unito ha recentemente pubblicato sul British Medical Journal uno studio incentrato sul rapporto tra attività fisica e longevità in uomini e donne di mezza età e anziani.  Lo studio Un gruppo di ricercatori di Cambridge – guidati da Soren Brage hanno valutato per otto anni i livelli di attività di uomini e donne che all’inizio dello studio avevano tra i 40 e gli 80 anni. Hanno coinvolto 14.599 partecipanti. Dopo i primi otto anni hanno iniziato a monitorare la mortalità e hanno continuato in media per 12,5 anni. Durante questo periodo, sono deceduti 3.148 partecipanti, di cui 950 per malattie cardiovascolari e 1.091 per cancro. I ricercatori hanno misurato l’attività fisica complessiva svolta dai partecipanti, prendendo in considerazione il lavoro e il tempo libero, in termini di energia spesa per chilogrammo di peso corporeo. Hanno osservato che il passaggio da una vita sedentaria ad un’attività fisica moderata per 150 minuti a settimana almeno – livello minimo di esercizio fisico raccomandato dall’OMS – era associato a una riduzione del rischio di morte per qualunque causa del 24%, di morte per malattie cardiovascolare del 29%, di morte per cancro dell’11%. Tutti i partecipanti hanno beneficiato dell’esercizio fisico, anche coloro che soffrivano di una condizione cronica grave come malattie cardiache o cancro prima dello studio.  La riduzione del rischio di morte era associata all’aumento dell’attività fisica indipendentemente dai livelli di attività pregressi e persino dal peggioramento di altri fattori di rischio come dieta, peso corporeo, anamnesi, pressione arteriosa e livelli di colesterolo nel corso degli anni. Le persone che hanno raggiunto livelli di attività “medi” durante lo studio avevano il 38% di probabilità in meno di morire rispetto ai sedentari, in caso di alti livelli di esercizio il rischio era ridotto del 42%.A livello della popolazione, i ricercatori hanno calcolato che almeno 150 minuti a settimana di attività fisica a intensità moderata potrebbero prevenire il 46% dei decessi associati all’inattività fisica.

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Dove va il fitness? (7° puntata) Cosa mi piace

Il gioco mi piace, o meglio: mi piace il fitness che gioca. Il fissato e la fissata, lo zio e la zia, il papà e la mamma, la nonna e il nonno e tutto-il-resto-tutto-assieme nello stesso corso. Nella stessa palestra. Allo stesso palestra-pizza-party. A volte nello stesso allenamento: vedi i successi dei duetti training marito/moglie o mamma/figlia. Detto ciò, vorrei che qualche esperto di fitness marketing (??) m'illuminasse su cosa è realmente questa benedetta 'segmentazione' dell'offerta dei servizi fitness. Una deriva. Cosa vuol dire mettere gli anziani a pedalare da una parte e i teen-agers dall'altra? Se il primo giorno in palestra ci mettono piede insieme (padri e figli, nonni e nipoti, mogli e mariti) dovranno ragionevolmente camminarci anche dentro insieme. Alla Gold's Gym ho visto, su dieci bike, dieci cosiddetti 'target cliente'. Strano, pensavo: “La palestra migliore del mondo non segmenta”. Cito, a tal riguardo, alcuni target non segmentati presso “The Mecca of Body-Building”: il body builder, il manager, la casalinga, il professore, il rapper e il predicatore. Sportivo e ludico, il fitness. Perchè è quella la situazione che accomuna, è il gioco il filo conduttore. E' il ludico il fine. Giocano tutti assieme o giocano a casa. Tempo fa si segmentava il target cliente scoprendo poi che puntando solo sul target 'body builder' si sarebbe chiuso bottega. Di lì si avviava, per usare un termine elegante, la managerializzazione del palinsesto corsi e servizi fitness. Conseguenza? Segmentazione per fasce orarie: mattino anziani, pomeriggio teens e blocco fitnessista alla sera. Poi si è capito che le stesse schede d'allenamento scritte con vigoroso pugno ogni giorno richiedevano passaggi ovvii e continui tra fasi cardio e fasi isotoniche. Ciò modificava la disposizione macchinari in palestra ed oggi il cardio e l'isotonico sono spesso presenti nello stesso spazio. Capito ciò ci si è resi conto che la segmentazione era un limite mentale. Oggi anche i cartoni animati al cinema sono realizzati in chiave crossing. Il papà porta il figlio ma devono divertirsi entrambi. Conclusione: la segmentazione servizi non mi piace. E' il gioco (quello di squadra) che mi piace.

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Dove va il fitness? (6° puntata) Cosa non mi piac...

Il numero infinito di convention, corsi, stage, docenti, maestri, professori, attestati, diplomi, master, magazine spesso copia-e-incolla che s'annullano l'un l'altro. Facile promuovere unilateralmente i portali su cui porto modesto contributo e i magazine su cui presenzio affezionatamente da anni. Ma un'osservazione e una precisazione son d'uopo. Osservazione: il numero dei corsi, stage, docenti, luminari, sapientoni e saccenti aumenta e il numero dei partecipanti diminuisce proporzionalmente. Sarà un caso? La risposta è che, pare, non vi sia relazione tra la miriade d'offerte di formazione rispetto alla corrispondente quantità/necessità di forza lavoro nella fitness industry. La proposta stride con le necessità. Faccio un esempio: c'è troppa distinzione tra capacità tecniche del trainer e conoscenze gestionali dello stesso. Parlando sul campo con tanti istruttori, questi immaginano di lavorare perennemente in un villaggio turistico. Ma anche un villaggio turistico è un'azienda e se ogni collaboratore d'ogni azienda dovrebbe sapere come funziona la propria, perchè un trainer non riesce o non vuole capire come funziona il proprio centro fitness? Ogni volta che un personal trainer s'impossessa del Lat-machine a vantaggio del proprio cliente scontentando l'altro che non ha comprato il personal training pack, beh, sta auto-danneggiandosi. Fatto tal doveroso esempio, a partire dalla formazione si continua ancora ad insistere sulla divisione tra funzioni tecniche e manageriali del fitness coordinator. E dopo l'osservazione passo alla precisazione (per i trainer): quando decidiamo di spendere soldi sudati per presenziare a un fitness-update presso qualche convention, teniamo conto di quanto segue: ha mai messo piede in palestra quel docente? Se non è così, meglio una pizza con un gruppo d'altri istruttori. Ci si confronterà sul lavoro in campo e non sulle chiacchiere in forma di slide. No, gli pseudo-guru proprio non mi piacciono.

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Dove va il fitness? (5° puntata) Cosa mi piace

Gli istruttori/trici young nelle palestre. Non ce l'ho con i trainer over 60 che s'aggirano in qualche club con leggins super-attillati, magliette fucsia tre taglie sotto e la collezione dei minions stampigliati sul petto. Tra questi ne ho sott'occhio super-skilled che, ove si proponessero semplicemente con un look più sobrio, avrebbero grande successo. E non è tutto. Sempre tra questi, incontro, sul campo, Vecchi Guerrieri che potrebbero orientarsi al private-training, dove affidabilità e capello bianco sono indice di sicurezza per il cliente che vi si affida. Nel contempo potrebbero elegantemente trasferire parte dei loro skills agli Young Warriors. Quindi no, non ce l'ho con loro. Ce l'ho coi titolari di centri che propongono una paga oraria inferiore a quella della signora delle pulizie proprio a una categoria di trainer che, come detto prima, è quella che mi piace di più. La young armada. Non soddisfatti di ciò, titolari e coordinatori di network strabuzzano poi gli occhi se il turn-over di tali trainer, perennemente in panchina, è corrispondente a quello dei clienti. Altissimo. Con promesse (false) di far carriera e proposte (spesso scandalose) d'affitto sala pesi per allenare qualcuno, sta fuggendo una generazione di tecnici e istruttori palestra che rilancerebbero i club coll'entusiasmo di chi è predisposto al multi-tasking approach. Suggerimento per chi gestisce una o più palestre: teniamo a mente che tali ragazzi sono avvezzi a corsi, water, sala pesi e che la multifuzionalità è già nel loro DNA da under 25. Inseriamoli con strategie crossing e troveremo ricambio per i Vecchi Guerrieri. Tutto questo mi piace, o meglio: mi piacerebbe.

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Dove va il fitness? (4° puntata) Cosa non mi piac...

Le grullerie, le tecnologie e i “tools” del momento che... “Si autodistruggeranno tra cinque secondi” (Mission Impossible cit.). Il fumo-fitnessista venduto a caro prezzo. Proposte a destra e manca, quando il vecchio gradino, balzi e palla medica facevano di più. Da quei tappetini su cui, fin dalla notte dei tempi, si doveva scivolare rischiando due rotule in contemporanea, ai sacchettini d'acqua, a pesetti e pesettini dalla forma assurda a pedane rotanti-molleggianti, palloni, palloncini e pallonetti, palline e sciabolette, elasticoni elastichini spade e fioretti, tutto si tenta ma niente si fa. Più noi, fitness operators, introduciamo discipline assurde quanto inutili proposteci da correnti futurizzatrici e meno la gente a questi corsi ci va. Nel frattanto, il fitness-cliente-potenziale, confuso da corsi indefinibili, proposte commerciali grottesche, formule di partecipazioni assurde e strategie di marketing improponibili, torna al ragionamento semplice, alla razionalità contadina. Che lo porta a sostituire la membership con una corsa sul prato + compilation-list appena scaricata, scansando la paura a costo zerovirgolazero. Perché chiudermi in una palestra a correre su un pavimento che corre su un altro pavimento? Su un altro fronte si aggiungono sorprese che rompono equilibri già precari: i grandi centri vanno in affanno come i fissati che installano dieci app al giorno: molte palestre rincorrono fitness-tools a rapida obsolescenza che continuano a riempire magazzini. Mentre esplode il business di vecchi capannoni di periferia che, con qualche litro di vernice e due murales, si dotano di pneumatici di camion, funi, boxes-jump e fanno un botto d'iscrizioni a colpi di flessioni, pull-up e stacchi da terra. Luddismo o buon senso? La futurizzazione furba non mi piace.

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Dove va il fitness? (3° puntata) Cosa mi piace

Allenarmi e allenarmi ancora. Allenarmi sempre. Anche senz'aria condizionata, se non funziona, o se proprio non c'è. Mi allenerei (e infatti lo faccio) anche quando non dovrei per qualche acciacco che inizia a colpirmi. O quando non potrei per giornate piene d'impegni che non finiscono mai. Ma dietro e sopra di me avverto la sensazione che strutture, tecnologie e uomini abbiano ricevuto l'ordine, sublimato ad arte, d'azzerare questa voglia, determinazione, desiderio nostro e dei nostri pubblici di far la sola cosa per cui si va in palestra: allenarsi. E mettersi in gioco secondo approccio, secondo facoltà individuali. Fisicamente e mentalmente esausti a fine workout? Il massimo. E' nient'altro che un piacere, una sfida, è il quotidiano spingersi verso una nobile meta. Un'auto-terapia. L'allenamento è più o meno come la religione: non sai se “Lui” esiste e non sai nemmeno se diventerai come vorresti o come ti sei visualizzato. Però continui a crederci. Quell'allenamento reiterato, piazzato all'interno di una giornata maledettamente dura è una vera e propria Fede. La nostra fede. Ed è così, è solo con questo fuoco, questo desiderio incontrollabile e furibondo d'allenarci che tante rabbie e insoddisfazioni possiamo impacchettarle e spedirle verso l'impegno fisico portato, ognuno, al proprio massimo livello. Siamo vittime (per fortuna consapevoli) di teorie psico-sociologiche che vorrebbero convincerci che allenamenti fatti con trasporto siano premonitori di patologie e che una seduta in meno e una in più dall'analista siano la soluzione. Meglio un workout in più, bello tosto, che il lettino dello psicanalista che fuma mentre mi chiede: “Qual è il suo problema”? Vado, it's workout-time. L'allenamento mi piace.

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Dove va il fitness? (2° puntata) Cosa non mi piac...

La smaterializzazione, lo sbriciolamento progressivo del fitness. Dai suoi contenuti all'uso dei termini che lo rappresentano. Dal wellness prima al leisure poi, dal benessere prima (ma che vuol dire?) allo starbene poi. Negli anni recenti, noi comunicatori/operatori abbiano giocato su sequenze di logiche e illogiche semantiche che nascondono una cosa sola: confusione. Altro che “fitness-fusion-strategy”. Il punto di non ritorno verso la comprensibilità del fitness, che sarebbe un modo per vendere meglio le iscrizioni in palestra, è stato superato. No, non s'inietta più propositività e coraggio nelle offerte di servizi fitness che andrebbero toccati con mano, ma si tenta spasmodicamente di trasformare, fin quasi a snaturarlo, il concetto stesso di wellness. Si affumica, lo si rende ogni giorno più immateriale. E più invendibile.L'idea storica è che in palestra qualche sacrificio che dia risultati che non siano un six-pack impressivo ma un cuore che gira meglio bisogna pur farlo. Sembra, invece, che tale idea sia da qualcosa da temere perchè potrebbe allontanare l'utente invece d'avvicinarlo. La palestra, come dico ai miei allievi, non è il circolo degli scacchi. Il corpo non si rimette sui binari solo con liposuzioni, settimane a bagni di fieno e pappine vegetali. Mai visto nessuno entrare in una beauty farm come il simpatico bisteccone Galeazzi (soprannone che piace persino a lui) per uscirne come Brad Pitt. All'estremo opposto, le accuse d'esser drogati di troppo sport e troppa fitness-foga vengono mosse da chi incassa mille euro per qualche giorno di massaggi e tisane miracolose. Sarà per questo che tante palestre si svuotano e tante aree di remise-en-forme, per frequentare le quali ci vuole un mutuo, si riempiono. Qualcosa mi sfugge e questo qualcosa non mi piace. 

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Dove va il fitness? (1° puntata) Cosa mi piace

Il “body-building-spirit”, non sempre il “body-building-body”. Lo spirit mi piace nonostante ci s'impegni a comprimere l'anima del fitness da riviste light-fitnessiste e da certi fitness-forum depositari di verità. Ora si vuole eliminare lo spirit anche dalle palestre, dimenticando che il nonno del fitness è proprio il body-building (spirit). Una volta il capo o titolare palestra doveva essere grosso. Era costretto ad esserlo. Aveva 'barato' con le sostanze, forse, ma in fondo era un bonaccione che aveva partecipato a gare nei dintorni per tirare su qualche iscritto, sbarcare il lunario e fronteggiare i costi. E se qualcuno si fosse mai azzardato a parlare di sostanze dopanti, sarebbe stato lui il primo a tirargli le orecchie. Ai tempi non c'erano receptioniste o venditrici con l'autoreggente e alla calza firmata d'oggi si poteva contrapporre solo il quadricipite pennato di ieri. Atmosfere cameratesche, frizzi, lazzi e pacche sulla spalla pure alla girl che ci dava dentro con lo squat. Lo squat: strumento di misura della passione palestrara, nonché crocevia di discussione e livellamento sociale. Tutti uguali sotto il castello d'acciaio. Ben peggio di quel condottiero palestra di ieri, è il venditore in giacca e cravatta d'oggi, che martellandoti nel suo ufficio chiuso t'appioppa l'iscrizione fumo strappandoti il bancomat dal portafogli. Osservando queste figure in cui s'incarnano il 'Warrior Spirit' bonariamente tamarro del passato e il “Mercante” elegante del presente, mi piace molto, ma molto di più la prima.

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L'ibrido del fitness: “Il Train Manager”

Il Train Manager è una figura anomala di supervisione che, all'interno del centro fitness, s'accolla problematiche organizzative e di gestione in contemporanea all'esercizio delle funzioni di PT o ST (Senior Trainer). Fino a qualche anno fa, le aree del centro fitness erano condotte da due uomini a capo dello staff: il Fitness Manager e il Commercial Manager. Il primo s'occupava dei programmi tecnici da coordinare con lo staff istruttori e il secondo coordinava le politiche di prezzo e le relazioni coi clienti, dando ordini e disposizioni allo staff reception. Le difficoltà delle due figure ad intercettarsi nel realizzare servizi fitness che rispondessero a dettami tecnici di valore ma anche ad esigenze di mercato, hanno fatto danni inenarrabili. Non di rado, il tecnico (Fitness Manager) proponeva temi 'tecnici' dal suo punto di vista sostenibili, mentre il commerciale (Commercial Manager) sbandierava l'inoppugnabilità della sua politica 'commerciale'. Risultato? Palestre in crisi e fallimenti. Prevedendo questa sorta di 'fuoco amico', ho ritenuto indispensabile una lunga esperienza tecnica di campo, cui ho fatto seguire tanta 'scrivania' per tornare, ora, sul campo. Di qui, sorta d'ibrido manageriale che passa dall'organizzazione dei servizi tecnici a quella delle politiche di bilancio di un centro fitness. Soluzione ideale per tenere la barra dritta di una palestra che è un'azienda come le altre, non un villaggio turistico.

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Flowing Training

Il Flowing è una tecnica proveniente dalla 'Corrente di pensiero del Movimento Funzionale'. Tale disciplina del fitness pseudo-futurizzato, in realtà, fonda le radici nella storia antica del fitness (vedi la tecnica Slide anni Novanta, del tutto simile). Oggi, il "Functional Training" e il "Flowing" che ne è parte, sono in auge tecnicamente e commercialmente. Salvo casi rari, ogni nuova disciplina che entri prepotentemente nel mercato delle palestre ha forma e sostanza. Perciò, bisogna provare per decidere se una nuova proposta o corso fa per noi. In passato, ciò che veniva lanciato nel mercato del fitness era poco sperimentato (i magazzini delle palestre sono pieni d'attrezzature inutilizzate), e non di rado si trattava di fitness-flop. Oggi, l'elaborazione dei movimenti da proporre ai 'fitnessisti' è sempre ponderata. Noi esperti ci lavoriamo su ogni giorno e dobbiamo esser certi che quel 'prodotto/servizio' da mettere in campo sarà utile per clienti sempre più preparati e redditivo per l'azienda-palestra, sempre più impegnativa da gestire. 1) Caratteristica del movimento "Flowing" vuol dire scorrere, scorrimento. Il termine illustra chiaramente di cosa si tratta. Se facciamo un passo in avanti non possiamo farlo scivolare ma dobbiamo far avanzare la gamba e poi appoggiare il piede. Mettere le pattine sotto i piedi, invece, è nient'altro che un uso casalingo della tecnica Flowing. Detto ciò, il vantaggio di quest'allenamento è che racchiude in un unico gesto tutte le qualità del training in palestra o out-door. Fare un affondo classico con o senza peso fa lavorare i muscoli agonisti (quadricipite, glutei) coinvolge parzialmente gli antagonisti (femorali, posteriori della coscia) e ancor meno parzialmente gli stabilizzatori (addominali, paravertebrali). Un affondo con tecnica Flowing, mettendo sotto il piede un tool che faccia slittare il piede in avanti (anche un pezzo di carta) coinvolgerà invece tutto l'insieme. Vantaggi: propriocettivizzazione e più controllo dei movimenti, migliore atteggiamento posturale, maggiore efficacia a livello di tonificazione (massimo risultato in tempo ridotto). Svantaggi: decisamente impegnativo se non si è allenati e stressante per muscoli e tessuti connettivi se si commettono errori gestuali anche minimi. 2) Tools utilizzati nell'allenamento Flowing Training PLATE in pvc e PADS rivestite in feltro. La prima è sorta di tappetino adattato allo scorrimento, le seconde qualcosa di simile alle pattine succitate che vanno poste sotto i piedi nudi. 3) Sequenza esercizi tipo Gli allenamenti funzionali hanno durata breve (15-30 minuti), almeno se non si è non è "Cross-Fitters" professionisti. Dovendo coinvolgere senza interruzione muscoli agonisti, antagonisti e stabilizzatori per tutta la durata della sessione, è richiesta una preparazione fisica ideale e grande concentrazione. Tale peculiarità esclude i fitness-principianti, ma può includere tranquillamente nel programma chi è intermedio o avanzato. Una sequenza ideale può essere quella che alterna un movimento in Flowing per la parte superiore del corpo (Flessioni in Flowing) con uno per la parte inferiore (Affondi in Flowing). A seguire, un terzo movimento per il core-body-anterior (Flessioni busto in Flowing) e per chiudere un esercizio per il core-body-posterior (Ponte Supino in Flowing). Per ogni esercizio 3-5 serie da 10-15 reps con recupero totale tra le serie (90 secondi).

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Cinnamomum zeylanicum. Un aiuto per la tua salute ...

Certo questo nome, Cinnamomum zeylanicum, potrebbe far pensare al principio attivo di un qualche farmaco! Ma così non è. Sapete di cosa sto parlando? Di un alimento, o meglio, una spezia molto nobile: la Cannella. Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/Blog/Alimentazione/Cinnamomum_ZeylanicumUn_Aiuto_Per_La_Tua_Salute_E_Il_Tuo_Girovita--id265.html La cannella proviene da un albero tropicale e viene estratta dalla sua corteccia.Oltre a tannini, polifenoli, terpeni, fenilpropanoidi e zuccheri, la cannella è ricca di micronutrienti quali: Calcio, Manganese, Magnesio, Ferro, Potassio, Selenio, Zinco e vitamine A, C, B1, B2, B3, B5, B6. Ha proprietà antinfiammatorie, antiossidanti, antitumorali, antimicrobiche. Ma ciò che vorrei mettere in risalto di questa spezia è l'effetto che ha come ipoglicemizzante. Grazie alla presenza di un polifenolo, detto MHcp (Methylhydroxychalcone polymer), la canella sarebbe in grado (secondo una ricerca Scientifica: Mang B, Wolter M, Schmitt B, et al. Effects of a cinnamon extract on plasma glucose, HbA, and serum lipids in diabetes mellitus type 2. Eur J Clin Invest 2006;36(5):340-4.) di attivare i recettori insulinici, favorendo l'ingresso del glucosio nelle cellule. Sembra che mezzo cucchiaino di cannella al giorno possa ridurre in modo significativo i livelli di zucchero nel sangue dei pazienti con diabete di tipo 2. Cosa dire! Usatela con fantasia (caffè, yogurt, avena, frutta) e chi più ne ha più ne metta! 

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Allenamento con i pesi in età di sviluppo: miti d...

Confrontandoci quotidianamente con genitori di bambini, adolescenti o pre-adolescenti, ci troviamo spesso di fronte alla convinzione che allenarsi con pesi e macchinari in età giovanile sia addirittura dannoso per lo sviluppo fisico. Ci teniamo ad assicurare tutti i genitori che si tratta di una teoria assolutamente errata e superata da tempo, con centinaia di evidenze scientifiche a supportare la tesi esattamente opposta, ossia che un corretto allenamento della forza attraverso l'uso di sovraccarichi favorisca la crescita ossea e lo sviluppo di una corretta postura globale! Andiamo ovviamente a motivare quanto appena affermato, facendo prima un banale confronto con alcune attività che vengono generalmente preferite perchè considerate più adatte alla crescita dei nostri figli. Prima riflessione Il peso del corpo (carico naturale) è quasi sempre un carico FISSO (ossia non modulabile) più alto di quello che andremmo ad utilizzare con i pesi, talvolta persino eccessivo per le articolazioni in determinate fasce d'età. Notate bene che con ciò non si vuole in alcun modo denigrare il lavoro a corpo libero, altrettanto importante per lo sviluppo della coordinazione e del controllo motorio! Seconda riflessione Prendiamo come esempio gli sport di squadra o comunque i cosiddetti giochi sportivi (tennis, calcio, basket, ecc..): una precoce specializzazione porta spesso allo sviluppo di paramorfismi e squilibri posturali dovuti all'esagerata sollecitazione di alcuni distretti muscolari rispetto ad altri (per non parlare della facilità di traumi all’apparato locomotore). In particolare in discipline che prevedono gesti di tipo asimmetrico possono sorgere o accentuarsi degli atteggiamenti posturali viziati. Terza riflessione Il nuoto, altra splendida disciplina della quale potremmo parlare per ore, ma andiamo direttamente al sodo sottolineandone, per una volta, solo alcuni aspetti negativi. Non solo non è una panacea per chi inizia ad avere atteggiamenti posturali errati, ma può risultare addirittura dannoso in quanto rende la colonna più flessibile e quindi più facilmente deformabile. Le respirazioni forzate e la pressione esterna dell’acqua sul torace accentuano il meccanismo rotatorio delle vertebre, tipico della scoliosi. Se in passato si riteneva che il nuoto, in quanto praticato in scarico, fosse lo sport più indicato "a prescindere", oggi si sa con certezza che può risultare molto più efficace potenziare le capacità della colonna e della sua muscolatura di opporsi alla forza di gravità praticando dei movimenti "in carico". Come avrete capito, ogni attività sportiva comporta dei rischi (pochi) e dei benefici (tanti), ma contrariamente a quanto spesso si pensa l'allenamento coi pesi è proprio quella con il miglior rapporto benefici/rischi! Inutile specificare che ciò è vero se e solo se il personale a cui ci si affida è adeguatamente qualificato ed in grado di valutare sempre e comunque obiettivi e bisogni del giovane atleta con cui si trova a lavorare. Quali sono invece i benefici dell'allenamento della forza tramite sovraccarico nei bambini? Partiamo dal presupposto che l’acquisizione di qualsiasi gesto tecnico richiede una dose più o meno grande di forza. Soprattutto la fascia d'età che va dagli 8 agli 11 anni, detto “turgor secondus”, è considerata il periodo migliore per l’apprendimento motorio, nel quale si devono acquisire quei movimenti che costituiranno la base per il bagaglio motorio a venire, ed è proprio in questa fase che un’adeguata dose di forza li faciliterà nell’applicazione dei gesti più complessi e che richiedono impegni muscolari importanti. L' aumento della forza in età precoce è dovuto principalmente ad adattamenti neuromuscolari e certamente non ancora a ragioni ormonali, e questo ne certifica ancora di più l'importanza. E' stato inoltre ampiamente dimostrato come l’allenamento della forza aiuti nello sviluppo scheletrico, oltre a prevenire il soprappeso, a rispondere più efficacemente ad eventuali traumi e a ridurre le sintomatologie dolorose alla schiena. E' chiaro che esistono alcune regole che non vanno però dimenticate nel proporre questo tipo di allenamento: Procedere con gradualità: programmare l'allenamento in base alle caratteristiche fisiche del ragazzo, alle sue capacità coordinative e al grado di esperienza motoria-sportiva. Spesso può essere consigliabile iniziare con macchinari che consentono di eseguire movimeti guidati, per passare al momento opportuno ai pesi liberi. Gli allenamenti devono avere le seguenti caratteristiche: alternare fasi a bassa intensità con movimenti più veloci ed esplosivi (ma sempre controllati!), recuperare sempre in maniera ottimale, controllare l'esecuzione motoria concentrandosi principalmente su eventuali atteggiamenti posturali errati (ipercifosi, iperlordosi, atteggiamenti scoliotici, valgismo o varismo ecc..), stimolare non solo le capacità condizionali (forza,velocità, resistenza ecc..) ma anche e soprattutto quelle coordinative, evitare eccessive e precoci specializzazioni e variare quanto più possibile le proposte motorie.

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