Filtra: 

Più forza

I fondamentali del sollevamento pesi

Il Sollevamento Pesi La Pesistica Olimpica o Sollevamento Pesi è uno sport nel quale gli atleti tentano di sollevare grossi carichi disposti equamente a destra e sinistra su una barra d’acciaio, detta bilanciere dal peso, di 20 kg per le competizioni maschili, 15 Kg per quelle femminili. I dischi, anch’essi costruiti con un’anima d’acciaio, vengono successivamente rivestiti in gomma colorata.  Il colore della gomma determina il peso del disco: Kg 25 colore rosso; kg 20 colore blu; kg 15 colore giallo; kg 10 colore verde; kg 5 colore bianco; kg 2,5 colore rosso; kg 2 colore blu; kg 1,5 colore giallo; kg 1 colore verde; kg 0,5 colore bianco. I dischi sono bloccati sul bilanciere da anelli metallici detti “fermi” il cui peso è di 2,5 kg. Il bilanciere ha delle zigrinature che aiutano gli atleti ad avere una migliore e più salda impugnatura. Gli atleti eseguono l’esercizio con il bilanciere posizionato al centro di una pedana di legno dalle dimensioni di metri 4×4. Le gare di pesistica sono diffuse sin dall’antichità ed hanno fatto parte del programma del programma Olimpico già dai primi Giochi moderni di Atene del 1896. Il sollevamento pesi femminile ha iniziato a diffondersi negli anni ’80 ed è stato aggiunto al programma olimpico nel 2000. Le specialità della pesistica sono: l’esercizio di “strappo”, nel quale gli atleti devono sollevare il bilanciere sopra la loro testa in un unico movimento e l’esercizio di “slancio”, nel quale si porta prima il bilanciere all’altezza delle spalle (con un movimento detto “girata”) e poi si solleva il peso al di sopra della testa. In entrambi i casi, per un sollevamento corretto, gli atleti devono reggere il bilanciere saldamente sopra la testa, con braccia e gambe tese e senza movimenti di flessione. Fino al 1972 il sollevamento pesi consisteva invece in tre specialità; comprendeva infatti un ulteriore esercizio chiamato "distensione lenta". Nella prima fase (la girata) la "distensione lenta" era uguale allo "slancio"; mentre differiva nella seconda fase in quanto il peso doveva essere spinto dal petto oltre la testa con l'aiuto delle sole braccia, cioè senza l'intervento degli arti inferiori con divaricata frontale o sagittale, arti che quindi dovevano rimanere distesi. Questo esercizio, che portava ovviamente a sollevare pesi minori rispetto allo strappo, venne eliminato a causa della difficoltà nel giudicare se il sollevamento veniva effettivamente eseguito in maniera corretta, cioè senza aiutarsi con le gambe come avviene con lo slancio. Lo slancio è una delle due (in passato, tre) specialità del sollevamento pesi. A differenza dello strappo, in cui l'atleta compie un unico movimento per portare il bilanciere sopra la propria testa, nello slancio l'atleta prima compie un movimento detto girata, in cui porta il bilanciere all'altezza delle spalle, e poi un altro movimento per portarsi sotto il bilanciere e concludere l'alzata al di sopra del capo, a braccia tese. Questo secondo movimento può essere svolto a piedi pari o sforbiciata, cioè portando un piede in avanti e un piede dietro. Per essere valido, il sollevamento deve concludersi comunque con l'atleta a piedi paralleli e braccia tese; in questa posizione aspetta il segnale dell'arbitro per poter posare il bilanciere. Lo slancio durante una gara Durante una gara, gli atleti devono eseguire sei prove: tre prove di strappo e tre di slancio. Si inizia con lo strappo per poi eseguire lo slancio. Nello slancio, non è obbligatorio sollevare il peso con una sforbiciata, ma lo si può anche alzare tenendo i piedi allineati. Lo slancio permette di sollevare pesi più pesanti di quelli usati nello strappo perché: -Le braccia sono verticali e ortogonali al bilanciere e possono così sostenere un peso maggiore; -La girata termina all'altezza delle spalle e non sopra la testa, quindi il corpo del sollevatore è sottoposto ad una coppia meccanica orizzontale inferiore risultando meno bilanciato; -L'atleta ha il tempo di riposarsi alla fine della prima fase di girata. La girata è molto importante in tutti gli sport di salto. La girata non è un esercizio analitico come quelli che si fanno in sala pesi con le macchine.  E' sintetico, coinvolge una percentuale elevata della massa muscolare totale, inducendo importanti adattamenti a livello nervoso ed ormonale.  Infatti questo esercizio, come tutti quelli di carattere generale, rappresenta un fattore di modulazione del carico di allenamento ed ha la funzione di incidere sulla capacità di prestazione dell'atleta non direttamente, ma indirettamente, migliorando i presupposti della stessa. La girata, esprimendosi attraverso la catena cinetica propria del salto verticale (i pesisti sono tutti grandi saltatori), da tempo è parte integrante dell'allenamento in molte discipline sportive. Le fasi della girata sono: -Fase preparatoria (bilanciere a terra, arti inferiori piegati e arti superiori tesi) l'atleta deve contrarre isometricamente la muscolatura estensoria del dorso per allineare perfettamente i corpi vertebrali. Questo formidabile impegno posturale, stimolando anche la sensibilità propriocettiva a livello dei suddetti distretti muscolari (cioè aiutando a "sentire" i propri muscoli), risulta particolarmente efficace anche e soprattutto con i più giovani. Con loro l'allenamento a carico "artificiale" (bilanciere, manubri, macchine) deve interessare soprattutto la muscolatura del tronco (allenamento centrifugo) -Fase di stacco l'atleta apre l'angolo gamba - coscia sollevando il bilanciere appena al di sotto delle ginocchia, mantenendolo a contatto con le gambe. -Fase di caricamento (o di reazione pliometrica) l'atleta chiude, seppure di poco, l'angolo gamba - coscia aprendo l'angolo coscia - bacino e portando il bilanciere appena al di sopra delle ginocchia. -Fase di tirata l'atleta rizza energicamente gli arti inferiori sollevando le spalle e mantenendo gli arti superiori tesi, affinché quelli inferiori, protagonisti dell'azione, possano imprimere all'attrezzo la massima accelerazione. -Fase aerea i piedi dell'atleta perdono momentaneamente contatto con il terreno mentre il bilanciere prosegue nella sua traiettoria ascendente -Fase di incastro l'atleta fissa il bilanciere sulle spalle con gli arti inferiori semipiegati -Fase di risalita rizza gli arti inferiori riducendo contemporaneamente il passo delle gambe -Fase conclusiva accompagna il bilanciere a terra mantenendo la schiena tesa e piegando gli arti inferiori   Bibliografia Biomeccanica degli Esercizi Fisici, dalla preparazione atletica sportiva al fitness, Alfredo Stecchi Enciclopedia degli Esercizi di Muscolazione, tavole anatomiche, biomeccanica e corretta esecuzione, Oscar Moran Esquerdo Guida pratica alla pesistica di FIPE, Strenght academy A scuola di fitness, Pierluigi De Pascalis

Continua...

Integratori alimentari, quali e perché

Il presente articolo ha un intento meramente informativo, volgendo a dare un input di base in una materia nella quale vi e' una generale approssimazione. Se sei un (') atleta, tieni sempre a mente che il risultato a cui ambisci e' frutto della tua volonta', del tuo sudore, della tua passione infinita, dei tuoi sacrifici. Nulla puo' sostuire questi elementi, tanto meno un'"integrazione alimentare" che, in ogni caso, necessita della preventiva valutazione da parte di esperti delle condizioni e delle specifiche modalita' di sommininstrazione). Gli integratori vengono consigliati in caso di scarsa assunzione di determinati alimenti e servono a completare una normale dieta. La loro commercializzazione in Italia è regolamentata da rigide leggi che tutelano la salute del consumatore e vietano la vendita di prodotti risultati scientificamente dannosi. Gli integratori di aminoacidi, di proteine e di sali minerali risultano essere un utile apporto alla dieta degli sportivi, quale compensazione alla perdita dei sali che avviene attraverso la sudorazione e quale supporto alla richiesta di efficientamento della massa muscolare. Gli integratori energetici sono a base di zuccheri semplici e composti, integrati con vitamine del gruppo B, C, E e sono consigliati nel caso che non sia possibile o non sia sufficiente una normale dieta. Vi sono poi integratori di acidi grassi, di probiotici, di fibra che invece sono utilizzati da una grossa parte della popolazione al fine di arricchire l’acquisizione di sostanze benefiche per l’organismo. La stragrande maggioranza degli sportivi amatoriali e/o professionisti utilizzano integratori per gli scopi più vari, da quello puramente estetico, fino a diventare rilevante supporto per mettere in grado l’atleta di raggiungere velocemente l’apice del proprio potenziale genetico. Le proteine in polvere, ad esempio, sono indispensabili per i bodybuilders per aumentare la massa muscolare; gli aminoacidi ramificati sono invece di aiuto ad atleti di tante discipline, che richiedono allenamenti estenuanti, con elevati gradi di intensità di lavoro, come nel caso del Judo. Vediamo da vicino alcuni di questi prodotti maggiormente utilizzati e perché: Vitamine: per la salute del nostro organismo non sono sufficienti solo le sostanze in grado di produrre energia, come carboidrati, lipidi e proteine, ma è indispensabile l’apporto di un altro tipo di elementi: le vitamine. Sono nutrienti essenziali alla salute la cui regolare assunzione, con gli alimenti, ha effetti importanti nella prevenzione di numerose malattie, tra cui varie forme di anemia, di disturbi del sistema nervoso, del sistema immunitario ed endocrino. Vista l’incapacità dell’organismo umano di sintetizzare le vitamine, queste devono essere assunte ogni giorno in dosi piuttosto ridotte ma in maniera costante nel tempo. Proteine: L’assunzione di proteine è importante quando si fa allenamento con i pesi e si vuole aumentare la massa muscolare. Le principali fonti alimentari di proteine sono i legumi, le uova, i latticini, il pesce e la cerne. In teoria, la nostra dieta ci fornisce tutte le proteine delle quali abbiamo bisogno per essere sani, tuttavia non è sempre semplice poter assumere la giusta quantità di proteine, specie quando si ha uno stile di vita particolarmente attivo. In quel caso, diventa necessario assumere proteine che integrino il supporto di base. Per valutare la qualità di una proteina si può utilizzare un indice chiamato “valore biologico” che è legato al rapporto tra le proteine assimilate e quelle ingerite. Le proteine alimentari solide, come quelle presenti nella carne o nelle uova, devono essere trasformate dall’azione degli enzimi nello stomaco prima di arrivare nell’intestino. Questo trasformazione richiede un tempo particolarmente lungo. Le proteine in polvere sono pratiche e non necessitano di tempi lunghi di assimilazione come quello della digestione. Il siero di latte, per esempio, verrà indirizzato agli intestini rapidamente in meno di 45 minuti. Un altro vantaggio fornito dalla polvere di proteine è dato dall’assenza di grasso. La maggior parte dei supplementi in polvere, poi, sono estratti dal latte, perché le proteine del latte sono ad alta digeribilità e forniscono un alto valore biologico. Vi sono poi quelle derivate dalle uova, anche esse molto buone, e le proteine di soia. Aminoacidi: gli aminoacidi sono molecole organiche costitutive delle proteine. La loro funzione, tra le altre cose, è quella di rifornire il corpo di una sostanza indispensabile: l’azoto, che viene perso dall’organismo ogni giorno e deve essere reintegrato. Il fabbisogno di azoto nel corpo umano cresce in situazioni diverse quali la cicatrizzazione delle ferite, le emorragie, la crescita in altezza e lo sviluppo della massa muscolare. Gli aminoacidi che costituiscono le proteine sono venti: di questi alcuni sono definiti aminoacidi essenziali (ovvero quelli che l’organismo non sintetizza in quantità sufficiente e che deve assumere con l’alimentazione) e altri non essenziali, osemi-essenziali, che possono venire sintetizzati dall’organismo a partire dagli aminoacidi essenziali se presenti in quantità superiore al fabbisogno. Gli aminoacidi non richiedono digestione e vengono assorbiti in pochi minuti nell’intestino tenue, che li rende disponibili per l’organismo al 100%. Per l'adulto gli AA essenziali sono nove e più precisamente: fenilalanina, isoleucina, lisina, leucina, metionina, treonina, triptofano, valina e l’istidina, quest’ultima presente prevalentemente nella fase di crescita. Tra gli aminoacidi essenziali, ne esistono 3 che sono chiamati “ramificati” per la forma delle loro molecole che ricorda la struttura di un albero. La loro funzione è principalmente quella di “messaggeri”, ovvero portano agli organi le informazioni per l’utilizzo delle proteine a scopi energetici e per il metabolismo muscolare. Sono inoltre in grado di impedire che il muscolo si distrugga, favorendone la ricostruzione. Per questo ne è stato studiato l’impiego per gli atleti e per le persone anziane. La totale mancanza di zuccheri nella loro formula permette di sfruttare al massimo l’utilizzazione dei grassi bruciati per fornire energia. Essi sono: Leucina: stimola le funzioni cerebrali e aumenta i livelli energetici dei muscoli Isoleucina: necessario per la crescita e lo sviluppo dell’intelligenza. Regola l’equilibrio dell’azoto nel corpo e sintetizza altri aminoacidi non essenziali Valina: stimola la capacità mentale e la coordinazione muscolare Un altro importante aspetto della disponibilità degli A.A.R. è quello di contribuire, per il tramite della produzione di Glutammina post esercizio, allo sviluppo delle azioni immunologiche dei linfociti. Infatti la Glutammina endogena è ciò che rappresenta, insieme al glucosio, la sorgente preferenziale di energia per il sistema dei linfociti. Gli altri aminoacidi, definiti non essenziali sono: L’Alanina: rafforza le pareti delle cellule L’Arginina: è la molecola che compone circa l’80% del liquido seminale maschile. Il fabbisogno di arginina è condizionato dalla presenza di alcune patologie, dalla gravidanza ed è molto alto nei bambini L’Acido aspartico: favorisce la metabolizzazione dei carboidrati La Cistina: favorisce il metabolismo dei carboidrati e stabilizza gli zuccheri nel sangue; aiuta la funzionalità del pancreas L’Istidina: è un aminoacido essenziale per tutta la vita, in quanto l'organismo riesce a conservarla in modo efficiente e quindi nell'adulto il fabbisogno diventa poco rilevante. nei bambini e nelle donne in gravidanza, invece, il fabbisogno di istidina è notevole La Prolina: precursore dell’acido glutamminico, fondamentale per il funzionamento cellulare, il cui fabbisogno aumenta un caso di stress psico-fisico o malattia. La Serina:  coadiuvante nella formazione della guaina protettiva che ricopre i nervi La Tirosina: ritarda l’invecchiamento cellulare, regola i centri dell’appetito nell’ipotalamo, è responsabile della colorazione dei capelli e della pelle, previene le scottature derivanti dall’esposizione ai raggi solari. Può essere sintetizzato dalla fenilanina. In conclusione va detto che una corretta alimentazione che apporti il giusto quantitativo di macro e micro nutrienti, favorendo lo sviluppo di tutti quei meccanismi di difesa e di riparazione fisiologici al nostro organismo, è sicuramente la soluzione più consona e salutare da adottare. Di fronte a carenze o necessità accresciute, quali possono essere quelle di atleti sottoposti a stress elevati psicologici e strutturali, non va demonizzato l’utilizzo di prodotti che favoriscano il raggiungimento delle nuove e rilevanti esigenze prestazionali.

Continua...

Judo e forza resistente

Il Judo è uno sport da combattimento dove vige la regola delle categorie di peso. Questo sistema consente agli atleti di affrontare avversari della stessa stazza, evitando eccessivi squilibri fisici. Il judoka non prepara la gara solo solo in palestra; dietro di lui esiste un vero e proprio team di professionisti che svolge sinergicamente un lavoro specifico che va dalla preparazione fisica a quella motivazionale, a quella tecnica, fino alla cura degli aspetti nutrizionali. Un combattimento di judo dura 4 minuti effettivi durante i quali gli atleti necessitano di forza esplosiva per la rapida e potente esecuzione delle tecniche di proiezione e di forza resistente che permetta loro di mantenere a lungo le contrazioni isometriche, gestendo la fatica per tutto l’arco dell’incontro e della gara. La preparazione ottimale per un Judoka prevede dunque di allenare preventivamente la forza massimale - senza però esasperare l’ipertrofizzazione che porterebbe anche ad un aumento eccessivo di peso con conseguente cambio di categoria - ma soprattutto di mantenere un corretto equilibrio tra forza esplosiva e forza resistente. La forza resistente (strength endurance) può essere definita come la capacità del sistema neuromuscolare di compiere sforzi di natura statico-dinamica per periodi lunghi o molto lunghi di tempo. In particolare, si definisce dinamica o dynamic strength endurance quando il lavoro svolto dai muscoli consiste in sforzi concentrici ed eccentrici di differente intensità e di durata variabile. Si dice statica o static strength endurance quando invece gli sforzi muscolari isometrici sono di differente intensità e durata variabile. I fattori che determinano una prestazione di endurance sono: L’efficienza dell’apparato cardiocircolatorio L’economia di ogni singolo gesto atletico finalizzato al risparmio energetico L’attitudine dei muscoli a sopportare e resistere alla fatica La motivazione e la forza di volontà nei lavori di lunga durata La tolleranza ai continui cambi di prestazione e ritmo Quando alleniamo la forza resistente, in senso statico o dinamico, viene stimolata la contrazione di diverse catene muscolari che implicano l’impegno sinergico e progressivo dei muscoli che vi fanno parte e che portano ad un’ulteriore classificazione di forza: Forza resistente generale o General Strength Endurance Forza resistente locale o Local Strength Endurance Nel judo sono presenti entrambe le espressioni di forza resistente, generale e locale, nella misura in cui gli atleti devono far richiamo alla capacità di compiere sforzi muscolari continui per periodi lunghi o medio-lunghi senza perdere efficienza in termini di intensità e durata, focalizzando un grande sforzo isometrico nei muscoli delle mani e degli avambracci impegnati nelle prese.

Continua...

La forza del Judoka

La forza muscolare è quella capacità motoria che permette di vincere una resistenza o di opporvisi tramite lo sviluppo di tensione da parte della muscolatura.  (Zaciorskij) La forza è la capacità del muscolo scheletrico di produrre tensione nelle varie manifestazioni.(Verchosanskij) La forza muscolare si può definire come la capacità che i componenti intimi della materia muscolare hanno di contrarsi, in pratica di accorciarsi. (Vittori) La forza così intesa non ha una vera e propria definizione perché è talmente influenzabile da molteplici fattori che ve ne sono innumerevoli tipi. (J. Weineck) Chiarite alcune definizioni che spiegano, in modi diversi, cos’è la forza, spieghiamo quali sono i principali fattori che la determinano: il diametro trasverso dei muscoli (2-3 kg per cm2 di area trasversa) il numero di fibre rapide la capacità di reclutamento delle unità motorie la coordinazione muscolare, intesa come la capacità di far lavorare in sinergia muscoli antagonisti e quelli agonisti al movimento la lunghezza iniziale del muscolo il numero di unità motorie reclutate (si attivano per prime le unità motorie più piccole) In generale i metodi per lo sviluppo della forza si realizzano attraverso l'impiego di una resistenza esterna, che provochi tensioni adeguate nel muscolo. I mezzi per lo sviluppo della forza sono numerosi e comprendono: atteggiamenti del corpo, atti ad aumentare l'intensità dell'esercizio oggetti elastici variazioni delle caratteristiche esterne (corsa in salita, su sabbia...) uso della gravità e inerzia sovraccarichi esercizi con un partner L’allenamento della forza, quindi, implica che vengano usati esercizi con una certa resistenza il cui obiettivo è quello di incrementare il livello della forza stesso. Tale resistenza la si può applicare utilizzando svariati attrezzi, partendo da quello più semplice e cioè a corpo libero, fino ad utilizzare piccoli attrezzi come i manubri o le palle mediche e le power band, oppure attrezzi sicuramente più complessi e di recente introduzione nel mondo sportivo moderno, come i kettlebell e le sand bag. Qualsiasi attrezzo che venga usato è semplicemente un mezzo atto al raggiungimento di un fine ed in quanto tale nessuno di essi, oppure tutti, potranno garantire dei risultati certi, come nessuno di essi sarà migliore o peggiore degli altri, ma come spiegato, solo un mezzo da utilizzare correttamente. L’allenamento della forza è solo una piccola parte di un programma d’allenamento più completo e specifico. La maggior parte dell’allenamento dovrebbe essere speso per la preparazione specifica. Ad esempio lo sparring, il lavoro al sacco pesante o alla pera veloce, piuttosto che lavorare con il coach ai colpitori, etc. Le sessioni di forza sono solo una piccola tessera del puzzle. La maggior parte dei combattenti non ha bisogno di più di 2 o 3 sessioni alla settimana. E’ più importante focalizzare l’attenzione sulla qualità e non sulla quantità. Spesso ho sentito allenatori insinuare che i pesi fanno male. Ma cos’è un peso? È fare esercizi di condizionamento con un martello pesante? Un sit-up con peso aggiuntivo? Oppure una trazione con un jacket pesante? Qual è la linea di confine che definisce un “peso”? La lezione da trarre è semplice. Non bisogna diventare ossessionati dai pesi, me neppure il contrario. Avendo degli obiettivi specifici, la cosa più corretta da fare è scegliere metodi e attrezzi appropriati e facilmente disponibili.  “Quando un sollevatore usa pedissequamente lo stesso metodo d’allenamento per aumentare il proprio livello di forza, prima o poi andrà in stallo. Come uno studente deve poter attingere da varie fonti per poter raggiungere un buon grado di conoscenza, il sollevatore deve integrare nuovi e differenti esercizi (difficili) per aumentare i propri standard.” (Louie Simmons) Alcune metodologie impiegate nell'allenamento portano sicuramente alla lentezza e ad una perdita della capacità di generare tensione muscolare e forza, ma se e solo se l'artista marziale adotta un approccio simile a quello del bodybuilding o a quello della serie portata all'esaurimento. Qualsiasi allenamento con i pesi diminuisce l'abilità nelle arti marziali se diventa il cuore dell'allenamento, piuttosto che un mezzo di integrazione della pratica. L'allenamento per la forza, quando viene selezionato il metodo appropriato, completerà e contribuirà a migliorare l'abilità nell'arte marziale, massimizzando  la velocità, la potenza, la flessibilità e la resistenza. Alcuni esempi per sviluppare forza esplosiva è sicuramente l’esecuzione di push-up pliometricietrici per la parte alta del corpo. Oppure utilizzare dei manubri per un allenamento di dynamic effort (es. sollevando un carico submassimale al massimo della velocità possibile). Ogni movimento migliorerà la tua forza esplosiva. Variare e programmare il lavoro da svolgere è alla base di un buon lavoro. Concludendo riporto qui di seguito un programma di miglioramento della forza esplosiva per il judoka, e qualsiasi marzialista lo voglia intraprendere, utilizzando attrezzi diversi in modalità diverse: Lunedi e Giovedì (Circuit Training per la forza di resistenza) Doppio Kettlebell Clean e Push Press 10 ripetizioni per lato Goblet Squat 10 ripetizioni Attacco Guardia 10 ripetizioni per lato Renegade Row alternato 10 ripetizioni per lato Full Body Attack or Full Body Defense 10 ripetizioni totali Double Swing (medio) con kettlebell  10 ripetizioni 30 secondi di pausa tra ogni esercizio. 60 secondi di pausa al termine di ogni giro. Svolgere 5 giri totali per chiudere l’allenamento. I principianti aumentano la pausa da 30 a 60 secondi tra ogni esercizio. L’obiettivo deve essere il raggiungimento dei 5 giri con pausa pari a zero tra un esercizio e l’altro. Martedì e Venerdì  (cardio ad alta intensità per la resistenza muscolare e cardio) Thrust Squat 30 ripetizioni Single Swing (medio) con kettlebell 15 ripetizioni per lato Il tutto per totali 10 giri alternando i due esercizi.

Continua...

Tabella Forza 3 Giorni

TABELLA ALLENAMENTO 3 GIORNI A SETTIMANA PROGRAMMA DI FORZA   GIORNO 1  SQUAT 5X5 80% DEL MASSIMALE PANCA PIANA 5X5 80%  DEL MASSIMALE  PARALLELE BUSTO IN AVANTI 3XMAX STACCHI 5X5 80% DEL MASSIMALE TRAZIONI 3XMAX   GIORNO 2  MILITARY PRESS 5X5 80% DEL MASSIMALE FRENCH PRESS EZ 4X6 80% DEL MASSIMALE CURL BILANCIERE DRITTO IN PIEDI 4X6 80% DEL MASSIMALE SCROLLATE MANUBRI 3X6 80% DEL MASSIMALE LEG CURL SDRAIATO 4X6 80% DEL MASSIMALE   GIORNO 3  PRESSA 4X6 80% DEL MASSIMALE DISTENSIONI MANUBRI SU PANCA PIANA 4X6 80% DEL MASSIMALE DISTENSIONI PANCA DECLINATA BILANCIERE 5X5 80% DEL MASSIMALE REMATORE BILANCIERE 5X5 80% DEL MASSIMALE LAT MACHINE DIETRO 4X6 80% DEL MASSIMALE   ADDOME: 2 VOLTE A SETTIMANA CIRCUITO CON 30 SEC DI RECUPERO: HYPEREXTENSION 3X15 - CRUNCH 3X20 - GINOCCHIA AL PETTO ALLE PARALLELE 3X15 - INCLINAZIONI LATERALI CON DISCO 3X20 x LATO RECUPERI: TRA SERIE 2 MINUTI , ESERCIZI 4 MINUTI , GRUPPI MUSCOLARI 5 MIN PRIMA DI EFFETTUARE LA SEDUTA DI ALLENAMENTO RISCALDARSI PER BENE CON 2/3 SERIE DA 10 RIPETIZIONI. UTILIZZARE QUESTO PROGRAMMA PER 6/8 SETTIMANE, APPUNTARE I KG USATI E CERCARE DI AUMENTARE 2/5 KG A SETTIMANA

Continua...

"Grip Strength": l'importanza di av...

Quello della “grip strength” (o forza di presa) è un aspetto spesso troppo sottovalutato nell’ambiente sportivo. Eppure - se ci pensate - avere mani e polsi forti è fondamentale per la maggior parte degli esercizi di sollevamento, trazione, spinta e persino lancio previsti da molte discipline sportive. Che vi alleniate con bilanceri o manubri, kettlebell, anelli ma anche a corpo libero, una buona grip strength può fare la differenza tra una prestazione “così così” ed una prestazione “di livello”. E, che ci crediate o meno, la forza della vostra presa non dipende solamente dalla forza dei muscoli di mani, polsi e avambracci ma è altrettanto influenzata dalla mobilità dell’articolazione. Facciamo un passo indietro e analizziamo brevemente l’anatomia del carpo (il polso, appunto). Essa collega avambraccio (ulna e radio) e mano (le 4 ossa del carpo - la prima fila di ossa - e le 4 del metacarpo - la seconda fila di ossa che si articolano con le dita). Tutte queste ossa formano numerose articolazioni, stabilizzate da vari legamenti e attraversate da tantissimi muscoli e tendini, che consentono sia al polso che alla mano un gran numero di movimenti su tanti piani differenti: flessione, estensione, abduzione, adduzione, rotazione e opposizione (nel caso del pollice). A causa della poca importanza che spesso viene data a questa articolazione, insieme al suo essere effettivamente più “esile” se confrontata con altre del nostro corpo, gli infortuni che interessano quest’area sono piuttosto comuni. Possono essere infortuni da trauma diretto, da distorsione e persino infiammazioni o lesioni da usura. Tuttavia è possibile prevenire l’insorgere di queste problematiche e allo stesso tempo migliorare la prestazione sportiva laddove la forza della presa sia determinante, semplicemente seguendo degli accorgimenti. Tanto per cominciare, e sembra quasi stupido sottolinearlo, riscaldatevi! Non sempre un riscaldamento standard prende in considerazione i muscoli del polso, e questo è un male! Eseguite movimenti di flessione/estensione, circonduzioni, adduzione/abduzione e allungamenti controllati e predisponete tendini e muscoli del polso per gli esercizi più stressanti che andranno ad eseguire nella “main part” dell’allenamento! In secondo luogo, prevedete spesso degli esercizi di rinforzo specifici per questi muscoli! Possono essere utili i seguenti movimenti: flessioni (curl) del polso con manubrio (per chi è molto debole in questa zona va benissimo anche flettere ripetutamente senza alcun peso, forzando un pò il movimento); flessioni dei polsi tenendo un bilancere dietro la schiena (curl inverso); flessione laterale radiale/ulnare con il braccio appoggiato su un superficie piana, ricercando la massima ampiezza di movimento; opposizione ripetuta e forzata del police, tenendo il braccio flesso ad angolo retto lungo il fianco e col palmo della mano rivolto verso il basso, riportando ogni volta il pollice disteso verso l’esterno; rullata dei polsi: tenendo con le braccia distese davanti a se una barra o un bastone al centro della quale pende una corda con all’estremità bassa un piccolo peso o un disco del bilancere, cercate di arrotolare la corda intorno alla barra flettendo alternativamente il polso destro ed il sinistro per poi riportarla alla posizione iniziale con movimenti opposti. Terzo e ultimo consiglio, potete prendere in considerazione di utilizzare, quando necessario, delle fasce per i polsi che offrano un minimo di sostegno durante i movimenti più stressanti e impegnativi. Ma attenzione, l’utilizzo di queste fasce non deve assolutamente sostituirsi al rinforzo specifico e al lavoro di mobilità che sono la vera ricetta magica per avere una presa davvero... di ferro!  

Continua...

Il Ramping per lo sviluppo della Forza

Il peso non sbaglia mai, gli esseri umani sbagliano   Il Ramping è una tecnica di allenamento di intensità adottata soprattutto dai Powerlifters alla ricerca dell'aumento di forza (ipertrofia miofibrillare). E' una tecnica che esiste da più di un secolo che consiste essenzialmente nel caricare un peso progressivamente più pesante fino al set top (o serie pesante). Questa tecnica è stata usata e perfezionata da Powerlifters e Weightlifters degli anni '50 '60 e '70 e predispone l'atleta al carico progressivo fino alla serie (o serie target). Essa si differenzia da altre tecniche (tipo piramidali a base larga, media, stretta, ecc), in quanto le ripetizioni massime possibili per quella % di carico non sono “tirate” al limite (o come si dice a cedimento) se non l'ultima serie target. I vantaggi di questa tecnica essenzialmente sono:   Preparare il sistema nervoso centrale e le strutture muscolari e tendinee al carico progressivo; Testare la forma fisica ed eventuali problemi del giorno; Produrre un buon volume di allenamento in sicurezza; Incremento progressivo delle % di carico sul bilanciere.   E' una tecnica, ovviamente, applicabile egregiamente sugli esercizi base (squat, panca, stacco). In genere dopo la serie (o serie) target, si possono inserire serie a carico minore e % di carico minore come back off. Di seguito viene proposto un ramping adattato ad un esercizio base come lo squat; supponiamo un massimale di 150 Kg (peso fattibile per atleta giovane di livello intermedio se powerlifter di 75 Kg di bw, se body-builder di livello medio-alto, se praticante fitness non agonista di alto livello). La progressione può essere: Carico Ripetizioni Serie Recupero 90 8 1 1 105 6 1 2 112 5 1 3 120 3 1 3 127 2 1 5 135 2 2     Segue BACK OFF   112 3 1   105 3 1   Serie Totali:9 Ripetizioni Totali:34 Volume Tot: 3715 Kg Int.Media: 77,2%           Le ripetizioni del ramping possono essere fisse o variabili come pure le serie all'interno delle % di carico programmate. Il ramping logicamente deve essere inserito in una corretta programmazione e, possibilmente, sotto la supervisione di un Tecnico del settore. E' altamente sconsigliabile ai principianti ed a coloro che non hanno i giusti adattamenti ai carichi di un certo livello(pena infortuni gravi e invalidanti alle strutture muscolari o articolari). E' più facile applicare il ramping ad un solo esercizio base, più difficile è gestirlo su 2 esercizi base.

Continua...

Stabilire il corretto carico di lavoro con il meto...

Uno dei quesiti "storici" che chiunque metta piede in una palestra, in un box o in un campo di allenamento si troverà prima o poi ad affrontare è: "qual'è il giusto carico con cui devo lavorare per raggiungere i miei obiettivi?" Come possiamo sapere se il peso che stiamo sollevando è corretto? E ancora, siamo in grado di quantificare quanto un carico sbagliato (eccessivo o troppo leggero) possa influire negativamente sui nostri risultati?  Ovviamente l'argomento è molto ampio e offre svariati punti di vista,ma oggi vorrei soffermarmi su un particolare metodo (scientificamente validato) che ci semplifica notevolmente le cose, a patto di potersi avvalere di alcuni strumenti tecnologicamente molto avanzati come dei sensori dotati di accelerometro. Facendola breve, qualunque sia il tuo sport e qualunque sia la metodologia applicata dal tuo trainer, la domanda principale che tutti noi ci poniamo davanti ad un nuovo esercizio è: quanto peso e quante ripetizioni? Come abbiamo già visto in passati articoli, i carichi andrebbero sempre espressi in percentuale della RM (Ripetizione Massimale, il massimo carico che siamo in grado di vincere con una ripetizione di un dato movimento): questo ci aiuta anche a capire come allenarci in funzione del nostro obiettivo. Mi spiego meglio: eseguire un esercizio con un carico superiore all' 80% di 1RM ci permetterà di allenare la forza assoluta, percentuali di carico diverse ci permetteranno di allenare altre funzioni muscolari quali la forza resistente, l'ipertrofia, la forza esplosiva o la potenza e così via. Ora che sappiamo quanto i carichi possano influenzare i risultati, la questione è: come possiamo sapere quale è il peso giusto? Qui entra in gioco il Velocity Based Training: analizzando la velocità con cui si esegue il movimento siamo facilmente in grado di capire se il peso è giusto o no. Prendo in prestito le tabelle utilizzate dal sito thisisbeast.com, dato che il sensore Beast è proprio lo strumento che personalmente utilizzo per queste valutazioni.   Questa Tabella collega la velocità con cui si vince la resistenza (sia essa una sbarra da tirare, un bilancere o un manubrio da sollevare e così via) con la percentuale di carico rispetto alla RM e mostra come il variare di questo rapporto incida sulle differenti componenti della forza che andremo ad allenare. Da qui capiamo perchè il Metodo VBT è il modo più immediato per capire se si sta sollevando il carico corretto. Se il sensore che utilizziamo ci da informazioni in tempo reale sulla velocità delle nostre ripetizioni, potremo facilmente stabilire se sia necessario diminuire o aumentare il carico per lavorare al 100% sul nostro obiettivo! Senza questo tipo di informazione, per trovare i giusti carichi di lavoro occorrerebbe certamente più tempo e fatica. Senza contare, come possiamo evincere dalla prossima tabella, che la domanda seguente sarà poi: e quanto devo modificare il carico? Come faccio a trovarlo immediatamente senza dover aggiungere serie e serie di prova?   Come vedete carichi e velocità sono legati da un rapporto diretto che richiederebbe l'uso di calcoli e numeri che probabilmente risulterebbero noiosi e impossibili da effettuare volta per volta senza l'aiuto della tecnologia! (Per chi fosse interessato a queste equazioni, assolutamente validate scientificamente, vi rimando al seguente link) Affidandoci a strumenti tecnologicamente avanzati come apputo questi sensori indossabili e/o applicabili ai carichi possiamo assicurarci misurazioni empiriche oggettive, senza affidarci esclusivamente a opinioni e suggerimenti che a volte potrebbero portarci, sia chiaro in buona fede, fuori strada.

Continua...

Gli... immancabili: la Bench Press

Dopo aver parlato nei mesi scorsi di esercizi fondamentali come lo Squat e le Trazioni alla sbarra, oggi voglio soffermarmi su un altro di quegli esercizi che mai dovrebbero mancare nella programmazione di un allenamento degno di tale nome: la "Bench Press", ovvero le distensioni su panca con bilancere. Questa la descrizione dell'esercizio nella sua forma più "classica": distesi su una panca orizzontale, con i glutei a contatto della panca ed i piedi a terra, bisogna impugnare il bilancere con le mani in pronazione poste ad una larghezza superiore a quella della spalle, inspirare e portare il bilancere fino al torace con un movimento controllato; da qui distendere le braccia espirando alla fine dello sforzo.   Si tratta probabilmente del miglior esercizio in assoluto per il grande pettorale nel suo insieme, ma sollecita in maniera significativa anche il piccolo pettorale, il tricipite, il deltoide anteriore, il coraco-brachiale ed i dentati. Esistono innumerevoli varianti di questo esercizio, vediamone le principali:  - lo stesso movimento può essere eseguito alla Multipower, con traiettoria guidata (e per questo a mio avviso anche molto meno efficace)  - i soggetti che presentano sintomatologie dolorose al tratto lombare possono eseguire l'esercizio tenendo le gambe sollevate. In questo modo il tratto lombare aderirà maggiormente alla panca e sarà possibile un maggior isolamento del muscolo pettorale, perdendo però qualcosa in termini di equilibrio e stabilità  - viceversa, è possibile eseguire il movimento accentuando l'inarcamento lombare alla maniera dei powerlifter (atleti di sollevamento pesi), consentendo così il sollevamento di carichi maggiori e stimolando anche la porzione inferiore del pettorale, in grado di erogare una grande quantità di forza. Questa esecuzione richiede però una notevole prudenza al fine di proteggere il tratto lombare da eventuali infortuni  - eseguendo la distensione con i gomiti aderenti al corpo e le mani piu vicine, si concentrerà il lavoro sui fasci anteriori del deltoide e sui tricipiti (ancor di più invertendo l'impugnatura)  - è possibile variare la posizione delle mani, avvicinandole per sollecitare maggiormente la porzione centrale del petto o distanziandole per concentrarsi ancora di più sulla sua parte esterna   - ancora, è possibile variare la traiettoria del bilancere abbassandolo all'altezza dello sterno per coinvolgere maggiormente i fasci clavicolari del pettorale, al centro del muscolo per coinvolgere i suoi fasci mediani e sul bordo inferiore della gabbia toracica per coinvolgere i fasci inferiori  - le distensioni possono essere eseguite con i manubri anzichè con il bilancere  - si può infine variare l'inclinazione della panca, coinvolgendo maggiormente i fasci clavicolari ed il deltoide all'aumentare dell'inclinazione e coinvolgendo viceversa i fasci inferiori del muscolo in caso di esecuzione su panca declinata.   Esercizio fondamentale, quindi. Ma con diversi accorgimenti necessari per prevenire infortuni di vario genere. In primis, si cosiglia sempre l'esecuzione con la presenza di un partner di allenameno che possa all'occorrenza assisterci. In secondo luogo, per ottenere la massima sicurezza consiglio di chiudere sempre la presa sul bilancere posizionando i pollici in opposizione con le altre dita. L'ultimo e forse più importante consiglio è quello di tenere sempre in considerazione le caratteristiche morfologiche individuali e in particolare la lunghezza delle braccia e lo spessore della gabbia toracica. Vediamo come: - più le braccia, e in particolare gli avambracci, sono lunghe, maggiore sarà lo stiramento del grande pettorale al termine della discesa del bilancere, esponendo il muscolo al rischio di lesione. E' per questo che a soggetti longilinei (ossia con arti proporzionalmete più lunghi) suggerisco spesso di non eseguire il movimento alla massima escursione - viceversa, più il torace sarà voluminoso, minore sarà lo stiramento del muscolo durante la discesa del bilancere e minori saranno i rischi di lesione. Per questo i soggetti brevilinei con un buon spessore toracico possono spesso arrivare, con un buon allenamento, a sollevare carichi molto elevati.

Continua...

Allenarsi è una cosa seria: l’importanza del ma...

Raggiungere un obiettivo, in qualsiasi ambito, deve partite da solide basi. In palestra, e più in particolare in sala pesi, la conoscenza del proprio massimale è assolutamente fondamentale. La ripetizione massimale (RM) sta ad indicare, semplicemente, il peso che ognuno di noi è in grado di sollevare una sola volta, senza aiuti esterni, in un determinato esercizio. Io personalmente tendo sempre a calcolarlo in ogni singolo esercizio effettuato in sala pesi dai miei clienti, in modo da avere un quadro completo e il più preciso possibile dello sportivo che mi trovo davanti. Il massimale non è solamente un dato che ci permette di conoscere la nostra massima capacità di carico, ma se usato correttamente sarà la base della programmazione dell’allenamento. Infatti, quando prepariamo una scheda di allenamento, a seconda della forza su cui vogliamo allenarci (Forza Resistente, Forza Sub Massimale Forza Ipertrofica, Forza Resistente), dobbiamo lavorare con specifiche percentuali del massimale per avere degli ottimi risultati. Ad esempio, se vogliamo migliorare la nostra Forza Ipertrofica, e quindi far crescere la nostra massa muscolare, dobbiamo lavorare tra il 70 e l’80 % del massimale effettuando dalle 8 alle 10 ripetizioni. Questo vuol dire che andremo ad utilizzare un carico di lavoro tale da farci arrivare all’ultima ripetizione notevolmente affaticati. Ed è in questo momento che bisogna “spingersi oltre”, ossia provare ad effettuare, nonostante l’affaticamento, quella “ripetizione in più”, l’ultima ripetizione, quel gesto che segna un nuovo piccolo miglioramento e che ci spinge ad andare avanti.   Praticamente, se ipotizziamo che il nostro massimale nelle distensioni su panca piana con bilanciere (pettorali) sia 100 kg, per lavorare sulla forza ipertrofica dovremo lavorare con carichi di 70 – 80 kg effettuando più serie tra le 8 e le 10 ripetizioni. Io personalmente consiglio sempre al cliente di effettuare anche una serie con 12 ripetizioni (al 65% del massimale) in modo da sollecitare anche le fibre rosse che stiamo allenando.   Esempio Distensioni con bilanciere su panca piana MASSIMALE: 100 KG SERIE: 4 RIPETIZIONI: 12 -10 -10 -8 % CARICO: 65% - 70% - 70 % - 75 % del massimale RECUPERO (tra una serie e l’altra): 1’15’’ – 1’30”   Se invece il nostro obiettivo principale è quello di avere un corpo tonico e asciutto dobbiamo lavorare con carichi di lavoro più bassi, compresi tra il 60 e 65% del massimale (Forza Resistente) effettuando però un numero più alto di ripetizioni (tra le 12 e le 15). Esempio Distensioni con bilanciere su panca piana MASSIMALE: 100 KG SERIE: 3 RIPETIZIONI: 15 -12 -12 % CARICO: 60% - 65%- 65 %  del massimale RECUPERO (tra una serie e l’altra): 1’– 1’15”   In conclusione, come potete dedurre anche voi, allenarsi è una cosa seria, che richiede impegno, sacrificio, passione e cura dei dettagli. Per arrivare a questo (e quindi per raggiungere gli obiettivi prefissati) è bene affidarsi a professionisti seri che abbiamo tutte queste qualità e che riescano a trasmettervele.

Continua...

Battle Ropes: allenarsi con... funi da marinaio!

L’allenamento con le funi (Battle Ropes o Battling Ropes) fa parte di quell'enorme universo che è l'Allenamento Funzionale e se ben strutturato contribuisce in modo evidente al rafforzamento di numerosi distretti muscolari, garantendo al corpo un grande dinamismo, equilibrio nelle proporzioni fisiche e un aspetto invidiabile.  E' più semplice di quanto possa sembrare: bastano solamente una fune navale di diametro compreso tra 30 e 50 millimetri e lunghezza compresa tra i 10 e 15 metri e un anello metallico dove farla passare e agganciarla in sicurezza.  Basta infatti così poco per iniziare a condizionare l’organismo in tanti modi differenti e altamente stimolanti; variando l'impugnatura della corda ci si può produrre in oscillazioni ritmiche grazie al movimento delle braccia, creando così onde di tipologia, forma e ampiezza differente; a seconda che si produca un movimento "oscillante", "martellante" o "ondulante", si avranno stimoli allenanti completamente diversi. Anche i piani di movimento del corpo (frontale, sagittale e trasverso) possono variare mantenendo in ogni caso un importante dispendio di energie ma anche una grande efficacia e una buona componente di divertimento! Tra coloro che maggiormente traggono beneficio da questo tipo di allenamento troviamo i lottatori e i praticanti di sport di combattimento in generale, questo a causa dell'elevata intensità associata alla "funzionalità" che esso garantisce. Per allenarsi correttamente è infatti essenziale mantenere elevata la concentrazione e sviluppare una ottima resistenza allo sforzo per tempi variabili tra i 15 e i 30 minuti (ovviamente con le dovute pause). Contrariamente a quanto possa sembrare, a beneficiare di questo allenamento non sono solamente gli arti superiori, tutt'altro! Molto stimolati sono i muscoli stabilizzatori del tronco (torniamo sempre al fondamentale concetto di "core stability") che devono "sostenere" una varietà di movimenti differenti dall’alto verso il basso o laterali, ma anche gli arti inferiori debbono esprimere potenza, resistenza e forza trasformando le battle ropes in un vero e proprio allenamento globale. Per questo con i dovuti accorgimenti tale attività ben si adatta a qualunque tipologia di preparazione e di livello di fitness.   Riassumendo quanto detto i benefici maggiori dell'allenamento con le funi sono: sviluppo di grande forza nella presa, negli avambracci e nelle spalle; importante condizionamento metabolico e conseguenti effetti brucia-grassi; aumento del tono muscolare unito a un condizionamento globale difficilmente ottenibile con mezzi di allenamento "classici"; maggiore efficienza muscolare nei muscoli del “core”; importante condizionamento cardio-respiratorio e miglioramento della potenza aerobica. 

Continua...

Allenamento pliometrico: metodo molto efficace

L’allenamento pliometrico ha dimostrato essere uno dei metodi più efficaci per migliorare la potenza esplosiva. Allenarsi sulla potenza può essere di beneficio a una grande varietà di atleti, in particolare se segue o coincide con un programma di allenamento della forza. Questo articolo descrive come impostare un programma pliometrico che mantenga inalterate le serie, le ripetizioni e la selezione dell’esercizio. Gli esercizi proposti possono essere utilizzati in combinazione con esercizi pliometrici che coinvolgono la parte inferiore del corpo e quelli che si incentrano sulla parte superiore del corpo. Per rendere l’allenamento pliometrico più efficace possibile, esso dovrebbe essere intrapreso dopo una fase di allenamento della forza massima. Lo scopo della pliometria è quello di migliorare la capacità degli atleti nell’utilizzo della forza, nel modo più rapido possibile. Logicamente quindi, più gli atleti avranno acquisito la capacità di generare la forza massima prima dell’allenamento pliometrico, tanto più tale forza potrà essere convertita in potenza con l’allenamento pliometrico. Esistono numerosi esercizi pliometrici, sia per la parte superiore che per quella inferiore del corpo. Come vale per le altre forme d’allenamento sportivo, anche per l’allenamento pliometrico, la scelta degli esercizi dovrebbe imitare il più possibile i modelli di movimento dello sport in cui questo specifico allenamento viene adottato. Gli esercizi pliometrici per la parte inferiore del copro, sono adatti per molti sport come il basket, la corsa, il calcio, l’hockey, il football, il baseball e simili. Infatti, le prestazioni di qualsiasi sport che coinvolge il salto, lo sprint e il calcio, possono essere migliorate con esercizi pliometrici per la parte inferiore del corpo. Gli esercizi pliometrici per la parte superiore del corpo possono accrescere la performance in sport come Basket, Pallavolo, Softball, Tennis, Golf e i Lanci. Inoltre, gli atleti che devono mantenere una determinata posizione durante la performance, come ad esempio i portieri nel calcio, troveranno molto utili questi esercizi. L’intensità degli esercizi pliometrici varia notevolmente. Gli esercizi che coinvolgono il salto con la corda sono classificati di bassa intensità, mentre quelli che richiedono un salto di almeno 80 centimetri sono considerati gli esercizi pliometrici a più alta intensità. I salti tra i 20 e i 50 cm sono considerati di intensità media. L’allenamento pliometrico dovrebbe progredire gradualmente, a partire da esercizi di intensità minore fino alle punte massime di intensità, soprattutto per i soggetti che non hanno di base un allenamento significativo della forza. Aumentare il carico aggiungendo peso supplementare, come indossare abiti appesantiti o porre dei pesi alle caviglie, non è raccomandato. Un carico troppo pesante può ridurre la velocità e la qualità del movimento, rendendo negativi gli effetti della pliometria. Il volume pliometrico si riferisce al numero di ripetizioni per sessione. Per gli esercizi pliometrici degli arti inferiori una ripetizione corrisponde a un contatto con il suolo. Per i principianti sono consigliate dalle 80 alle 100 ripetizioni, per i soggetti di livello intermedio tra le 100 e le 120 ripetizioni, mentre per gli atleti di livello avanzato sono proposte ripetizioni tra 120 e 140. Per quanto riguarda la frequenza degli esercizi pliometrici, in genere due o tre sessioni di pliometria possono essere svolte in una settimana. Il tempo di recupero tra le sessioni è raccomandato dalle 48 alle 72 ore. Non è raccomandato programmare un allenamento pliometrico il giorno dopo una sessione pesante d’allenamento con sovraccarichi perché i muscoli possono ancora essere dolenti. Questo ovviamente presenta un problema per gli atleti che possono aver bisogno di allenare la forza dalle tre alle quattro volte a settimana. Tuttavia il problema può essere risolto alternando gli esercizi pliometrici e di forza per la parte superiore del corpo con quelli della parte inferiore, lasciando un giorno di riposo. Per esempio: GIORNO ALLENAMENTO FORZA ALLENAMENTO PLIOMETRICO lunedì Alta intensità parte superiore Bassa intensità parte inferiore martedì Bassa intensità parte inferiore Alta intensità parte superiore mercoledì riposo Risposo giovedì Bassa intensità parte superiore Alta intensità parte inferiore venerdì Alta intensità parte inferiore Bassa intensità parte superiore Quando si programma l’allenamento, è necessario determinare anche quante sessioni di esercizio pliometrico sono adatte per settimana. E questo varia da sport a sport, per esempio per un giocatore di football è consigliato in genere 2-3 sessioni settimanali in  pre-season e 1-2 sessioni durante la stagione agonistica. Come qualsiasi altra forma di allenamento, un adeguato riscaldamento è fondamentale prima della sessione di allenamento pliometrico. Si raccomandano esercizi di jogging con tocco della punta del piede e di jogging e gamba tesa durante il riscaldamento, per preparare l’atleta all’impatto con gli esercizi pliometrici. La pliometria dovrebbe essere completata all’inizio di una sessione combinata, quando l’atleta è fresco. Esistono alcuni rischi nella pratica di questo tipo d’allenamento, tuttavia, a causa dello stress e della pressione a cui gli esercizi pliometrici sottopongono le articolazioni e il tessuto connettivo, sono state proposte delle linee guida per la sicurezza dell’atleta. L’allenamento pliometrico è controindicato nei bambini in età prepuberale in quanto può causare danni alle piastre epifisarie che devono ancora chiudersi. Per essere efficace, l’allenamento pliometrico richiede numerosi e ripetuti sforzi massimi. È la natura strutturale dell’allenamento che rende l’allenamento pliometrico troppo rischioso per i più giovani. Infine, sempre per quan to riguarda la sicurezza, la superficie di atterraggio deve avere la proprietà di assorbimento degli urti. Buone scelte includono terreno erboso o tappetini, ma mai stuoie.

Continua...

L'ABC dell'allenamento (come diventare u...

Con questo primo articolo voglio introdurre gli elementi fondamentali che stanno all'interno di un allenamento rivolto allo sviluppo della forza massimale e della potenza. Questo articolo, e gli altri che seguiranno sono rivolti a powerlifter, weightlifter, crossfitter o semplicemente a tutti coloro che vogliono migliorare la loro forza e/o la loro potenza. Partiamo dalle basi Prima di parlare di buffer si o buffer no, di % di carico, di tempi di recupero del CP, di metodo distribuito ecc. è bene fare un passo indietro e parlare di cose molto semplici, in modo tale da poter dare la possibilità anche al  neofita di capire gli articoli che seguiranno!   Serie e ripetizioni Partiamo dalle ripetizioni. Una ripetizione non è altro che l'esecuzione di un esercizio, ad esempio nella panca piana una ripetizione viene effettuata quando da braccia distese abbasso il bilanciere al petto e poi ridistendo nuovamente le braccia, questa è una ripetizione, posso poi ripetere l'esecuzione X volte senza interruzione e avrò così 5, 8, 10, 20 ecc. ripetizioni. Le serie invece non sono altro che X ripetizioni intervallate da X secondi o minuti di recupero. Quindi per chiarire: 3x10 R1' sta ad indicare il numero di serie (in questo caso 3), seguito dal numero di ripetizioni (in questo caso 10) ed infine il recupero (1'). Quindi dopo aver effettuato 10 ripetizioni di un dato esercizio recupera 1', e ripeti il tutto per tre volte (serie).   Quante volte a settimana bisogna allenarsi? Beh, dipende. Perché ti alleni? Devi competere? Devi sviluppare forza per il tuo sport (preparazione atletica)? Oppure sei un amatore al quale piace allenarsi? Solitamente per chi non ha grandi ambizioni agonistiche tre volte alla settimana a mio avviso sono l'ideale, poi se uno non riesce ad allenarsi tre volte ovviamente meglio optare per due volte. Con una volta sola a settimana invece è difficile ottenere risultati, comunque sempre meglio una volta di niente. Per chi invece ha finalità agonistiche è tutta un'altra storia (lo affronteremo in un prossimo articolo).   Parola d'ordine... costanza! Una delle cose più importanti è sicuramente la COSTANZA. Se imposto  due sessioni di allenamento settimanali devo cercare di mantenerle SEMPRE. Non ha senso impostare quattro sedute alla settimana quando si sà che per impegni e faccende varie è quasi impossibile essere COSTANTI, quindi siate sinceri con VOI stessi, "quante volte mi posso allenare"? Tre volte, due volte, X volte a settimana, bene, mantenetele SEMPRE e siate COSTANTI.   Quanto tempo devo dedicare ad ogni sessione? A mio avviso in media 10' servono per il riscaldamento generale, 40/50' per il riscaldamento specifico più gli esercizi ed infine 5/10' di defaticamento e stretching. Quindi in media 1h/1h e 15' a sessione.   Un buon trainer sa che i miglioramenti dell'atleta vanno visti nel tempo! Questo è un punto importante, forse tra i più importanti, in un mondo dove tutti vogliono tutto e subito! Allenatevi tre volte a settimana per 1h/1h e15' con COSTANZA, IMPEGNO e DEDIZIONE e tra un anno avrete dei risultati che non avreste mai neanche pensato di poter ottenere!!! Nel prossimo articolo parlerò dell'importanza del riscaldamento negli sport di forza e potenza ed inoltre introdurrò altri concetti fondamentali in modo tale che anche VOI un giorno possiate diventare dei PICCOLI MACISTE :).   OVER THE TOP

Continua...

Tipologie di contrazione muscolare (2° parte)

Alcune riflessioni e proposte sulle diverse contrazioni e sulla loro metodologia di allenamento!   Come abbiamo visto in precedenza (vedi 1° parte) esistono molteplici tipologie di contrazioni muscolari, con diverse caratteristiche, ed è qui che il personal trainer deve essere in grado di capire, come, quando e perché utilizzarle; possono essere tutte utili o solo alcune, dipende da soggetto a soggetto e da obbiettivo a obbiettivo (principio della specificità).   Per esempio, quando ci possiamo avvalere della pliometria? La pliometria è una tecnica di contrazione muscolare molto efficace per gli sportivi, o meglio per alcuni di essi. Ma presenta anche degli svantaggi, infatti non si può applicare a chiunque; questo proprio per i forti impatti col suolo, che potrebbero portare a problematiche osseo-articolo-cartilaginee. Si sconsiglia la pratica per:  bambini (soprattutto in fase pre-puberale), anziani, coloro che presentano problematiche articolari, persone con un peso superiore ai 100 kg,  persone con una sviluppata massa grassa, o chi presenta problematiche di valgismo o varismo degli arti inferiori. E’ invece maggiormente indicata per gli sport di potenza.   Le contrazioni auxotoniche, sono sempre utili? In effetti sono di facile utilizzo e a differenza di altre contrazioni non richiedono particolari abilità tecniche (vedi pliometria), sono progressive nella loro contrazione, e proprio per questo motivo occorre fare molta attenzione sulle escursioni articolari, soprattutto in fase di recupero funzionale, dove sono spesso utilizzate. Un'altra caratteristica a cui occorre prestare notevole attenzione è il rischio di movimenti balistici e di fasi eccentriche molto veloci.   L’isometria? Anch’essa spesso utilizzata ed utile nella fase di recupero, ma ha poca funzionalità nei gesti sportivi, quindi non è molto utile il più delle volte! Inoltre ha una funzionalità molto relativa anche durante il compimento di gesti che sono nella quotidianità e nella normalità per la maggior parte delle persone.   E le contrazioni isocinetiche, isotoniche e isoinerziali? Le prime sono quasi solamente utilizzate nel campo riabilitativo. Mentre le contrazioni isotoniche sono le contrazioni che usiamo tutti noi durante la nostra vita quotidiana e sono anche le contrazioni che si vanno a ricercare in palestra piuttosto che in campo ecc... Le contrazioni isoinerziali invece sono usate nel campo sportivo, ad altissimi livelli, per cercare di andare a migliorare la prestazione; vengono utilizzate in vari sport, mediante macchinari molto sofisticati. Forse proprio su quest’ultime tipologie di contrazione c’è ancora tanto da divulgare; i dati di moltissime ricerche recenti sono favorevoli all’utilizzo di queste contrazioni, spesso (dati alla mano) risultano più efficaci nel miglioramento prestazionale dell’atleta rispetto alle contrazioni isotoniche.   Quindi il consiglio migliore è di valutare caso per caso quali contrazioni ricercare, e le varie modalità in cui esprimerle! A cura di, Gabriele Grassadonia Eugenio Di Maro

Continua...

Panca Piana: corretta esecuzione ed errori da evit...

La panca piana è uno dei principali esercizi per l’allenamento dei pettorali in palestra. Durante la sua esecuzione è molto importante che il rachide sia a contatto con la panca, in modo particolare occorre tenere sotto controllo la curva lombare, evitando che si stacchi troppo dalla panca; possiamo far riferimento anche al protocollo NSCA riguardo la corretta esecuzione, mantenendo sempre i  cosiddetti  5 punti di contatto (testa, spalle-rachide, glutei-bacino e piede sinistro e piede destro al suolo). L’impugnatura deve essere con il pollice in presa prona e chiusa, e il polso deve essere allineato con l’avambraccio; la larghezza delle mani deve essere tale da posizionare l’avambraccio in verticale con il bilanciere vicino al torace. Gli errori più comuni sono rappresentati da un mancato allineamento del polso all’avambraccio, l’inarcamento eccessivo del rachide, l’avanzamento dei gomiti rispetto al piano di spinta, e un accorciamento del ROM (range of movement). I carichi elevati di questo esercizio possono aumentare il rischio di infortuni alla spalla, soprattutto del labro glenoideo, che è molto elastico ma non troppo forte e resistente alle grandi sollecitazioni. Ed è proprio per questo che è necessaria una corretta esecuzione del gesto tecnico,  e un escursione completa del movimento. Il ROM volendo lo si potrebbe aumentare con l’utilizzo dei manubri, che consentiranno anche una migliore capacità allenante riguardo i muscoli stabilizzatori, ma con la diminuzione del carico complessivo utilizzato. Un altro accorgimento che si potrebbe usare sono i piedi rialzati, per far sì che si riducano le curve del rachide, in modo particolare quella lordotica. Ci sono alcune differenze tra l’attivazione muscolare della panca piana rispetto sia a quella inclinata che a quella declinata. Nella panca piana l’attivazione è maggiore del muscolo gran pettorale rispetto a quella inclinata, dove invece si rilevano maggiori attivazioni del deltoide anteriore; mentre nella panca declinata si ha un minor livello di attivazione del muscolo gran pettorale. Il capo clavicolare viene attivato maggiormente quando l’esercizio è eseguito in una posizione inclinata, mentre nella panca orizzontale risulta maggiore il reclutamento del capo sterno-costale. Quindi consigliamo, per il miglioramento nel complesso del muscolo gran pettorale, di utilizzare sia la panca piana che quella inclinata; mentre se si vuole enfatizzare maggiormente il lavoro sul tricipite è consigliato l’uso della panca declinata. Il metodo di lavoro preferibile per questo gesto tecnico è il Multiplain (allenare un muscolo su diversi piani di lavoro e inclinazione). A cura di, Gabriele Grassadonia ed Eugenio Di Maro

Continua...

Allenamento della forza: il Metodo Bulgaro

Il metodo bulgaro definito anche metodo a contrasto si propone, attraverso impegni di forza completamenti opposti, di fornire al sistema neuromuscolare stimoli di allenamento nuovi, inabituali e per questo estremamente efficaci. Il contrasto può essere fornito attraverso l’utilizzazione di esercizi contrastanti all’interno di un’unità di allenamento o di una singola serie. Entrambi i gruppi hanno al loro interno delle varianti minori.    Il metodo bulgaro si propone attraverso i diversi stimoli l’instaurarsi di un plateau o di una stasi nello sviluppo della forza.  Il metodo del contrasto classico: prevede l’alternanza di serie con carichi elevati (6 RM) a serie con carichi bassi (10 reps 40/50% del massimale), entrambe eseguite a velocità massimale.    Varianti del metodo bulgaro: consiste nell’alternanza dei carichi tra sforzi massimali, sforzi ripetuti, sforzi dinamici.    Variante A - Bulgaro 1 -1: pesante/leggero Variante B - Bulgaro 2-2: pesante/pesante leggero/leggero Variante C - Bulgaro 3-2: pesante/pesante/pesante/leggero/leggero Variante D - Bulgaro 4-2: pesante/pesante/pesante/pesante/leggero/leggero Variante E - Bulgaro 5-3: pesante/pesante/pesante/pesante/pesante/leggero/leggero   Il principio bulgaro applicato ai metodi di Zatsiorski. E’ un esempio efficiente di alternanza dei metodi tra: Sforzi massimali e sforzi ripetuti Sforzi ripetuti e sforzi dinamici Sforzi massimali, sforzi ripetuti e sforzi dinamici Sforzi massimali e sforzi dinamici   Il volume del carico può essere così distinto: Atleti praticanti fitness al massimo 6 serie Atleti intermedi al massimo 10/12 serie Atleti professionisti al massimo 15/20 serie Possibili applicazioni del metodo bulgaro Sul bilanciere viene applicato un carico pari a circa 120-140% del massimale. Alla fase negativa con tale carico verrà seguita una contrazione concentrica pari all’80% del massimale (Tschiene 1977). Applicazione al bilanciere di dischi a sgancio rapido. Proposto da Benchcevenov prevede l’alternanza di carichi elevati a carichi meno elevati: 60-30% 70-35 % 80-40%    così facendo c’è il vantaggio di richiamare la velocità esecutiva attraverso il piccolo carico, con priorità a seconda degli obiettivi di enfatizzare la forza esplosiva o la forza veloce.    Un esempio del metodo bulgaro intento a sviluppare la forza esplosiva è quello seguente proposto da Cometti, il quale si distingue nelle diverse sequenze per i diversi abbinamenti tra gli esercizi di forza a carico naturale.  Squat + balzi su panca partenza da seduto + squat + balzi su panca partenza da seduto Squat + balzi laterali + squat + balzi laterali Squat + balzi laterali + squat + balzi su panca partenza da seduto.  * Tra una serie e l’altra occorrono 3 minuti di recupero. 

Continua...

La forza massima nelle varie discipline sportive

Ad eccezione di particolari discipline dove la forza massima assume un ruolo prioritario nella performance di gara (es.: sollevamento pesi e powerlifting), possedere elevatissimi indici di forza massima non è sinonimo di grande prestazione sportiva. Ogni disciplina sportiva richiede degli indici di forza ottimali che solitamente non sono particolarmente elevati. Oltretutto un esagerato incremento della stessa può alterare la coordinazione raffinata dei movimenti tecnici. Questo perché si tenderà ad utilizzare la forza in maniera prioritaria rispetto alle altre capacità. Di conseguenza l'azione motoria risulterà dispersiva e meno fluida, accelerando anche i processi di stanchezza muscolare. Specialmente nelle azioni sportive dove il corpo si muove nell’ambiente con improvvise ed elevatissime tensioni muscolari (scatti, salti, rapide inversioni di movimento, ecc.), non è tanto importante possedere un elevato indice di forza massima (forza assoluta) quanto la stessa messa in relazione al peso corporeo (forza relativa). La forza massima è solo un aspetto delle capacità necessarie per eseguire una azione sportiva dinamica, azione che diventa efficace solo quando sussiste il giusto equilibrio tra la forza muscolare e le altre capacità motorie, in particolare la quantità e qualità del “bagaglio” motorio posseduto (capacità coordinative e tecnica specifica). Quest'ultimo è certamente l'anello più sensibile che condiziona l'efficienza di tutta la catena di eventi che esprimono ilmovimento. Oltretutto gli indici ottimali di forza utili alle varie discipline sportive non sono così elevati da richiedere una esasperata applicazione di particolari strategie ad elevatissimo impatto sull’apparato locomotore. Al momento giusto, in tempi ridotti, con metodi tradizionali e semplici accorgimenti è possibile salvaguardare l’integrità fisica e ottenere i risultati programmati. Dato che il ciclo di forza viene interrotto diverse settimane prima di una gara importante e che la forza massima subisce un rapido decremento alla sospensione degli allenamenti, appare evidente che l’eventuale innalzamento di qualche chilogrammo in più ottenuto con metodi ad altissima intensità, ha scarso significato ai fini della prestazione della gara stessa. Nelle discipline sportive in genere il ciclo dedicato alla forza massima con carichi elevati e sub-massimali (90-95% del massimale) ha una durata media di 8-12 settimane e l’incremento di forza massima diventa altamente specializzato. L’inserimento di qualche serie con carico più basso (80-85% del massimale) contribuisce ad innalzare la forza massima e nel contempo agisce come stabilizzatore sia della tecnica esecutiva di sollevamento che della forza acquisita. Terminato il ciclo, se in seguito occorre un “RICHIAMO DI FORZA”, evitare l’errore di effettuare allenamenti singoli distanziati e ad alta intensità, rischiosi e senza effetto. Per "richiamo di forza" deve intendersi un programma di almeno 10-12 allenamenti strutturato con carichi progressivi.

Continua...

Allenamento della forza: la scelta della giusta me...

Negli ultimi anni sono stati proposti diversi metodi che si caratterizzano per una altissima stimolazione neuromuscolare.  A questo proposito va evidenziato che i metodi che utilizzano sistematicamente ed esclusivamente carichi submassimali e massimali (oltre il 95% del massimale), a causa del forte impatto sul sistema nervoso, possono portare ad un rapido abbassamento della prestazione e della condizione fisica generale.  Questi metodi hanno una logica se affiancati a quelli tradizionali per brevi cicli di 2-3 settimane, quando diventa importante rompere le eventuali “barriere” che possono venire a crearsi e ostacolare l’ulteriore incremento di forza massima. Generalmente queste barriere compaiono dopo qualche mese di applicazione di una metodologia estremamente standardizzata.  Queste ulteriori strategie sono utili nelle discipline sportive dove l'obiettivo della periodizzazione annuale è essenzialmente la forza massima.  Più si utilizzano in maniera eccessiva e sistematica i carichi submassimali e massimali più rapidamente si perde la forza massima ottenuta non appena vengono sospesi gli allenamenti. La fascia di carico ottimale per l'allenamento della forza massima comprende i carichi da elevati a sub-massimali (tra l'85 ed il 95% del massimo sollevabile).  Va tenuto presente che l’inserimento di qualche serie con carico più basso (80-85% del massimale) contribuisce ad innalzare la forza massima e nel contempo agisce come stabilizzatore sia della tecnica esecutiva che della forza acquisita.  Le stesse serie con carico più basso possono risultare utili nella programmazione dove occorre inserire allenamenti di "scarico", ovvero di recupero senza perdere l'effetto allenante.  il numero di allenamenti settimanali non deve essere inferiore a 2 (riferito allo stesso gruppo muscolare). Questo perché l'effetto di un allenamento tende a diminuire dopo circa 2-3 giorni. Per prevenire traumi all'apparato locomotore e per rendere più efficace il programma di allenamento: dedicare un primo periodo al miglioramento della forza generale. In questo modo si ottengono i miglioramenti biologici di rafforzamento dell’apparato locomotore (specialmente nelle sue componenti articolari e muscolo-tendinee) e coordinativi, indispensabili per affrontare in seguito un tipo di lavoro più intenso e specifico. Questa fase, della durata media di 4-6 settimane, prevede l’utilizzo di carichi mediamente elevati ed elevati (75-85% del massimale). L’incremento di forza massima si evidenzia già in maniera notevole e si ottiene anche l'apprendimento corretto e la stabilizzazione della tecnica esecutiva. Non utilizzare il massimale (100%) come carico di allenamento in quanto è una prestazione “record” ottenuta in particolari condizioni di forma fisica e psichica.  Oltretutto potrebbe creare le condizioni per eventuali traumi all'apparato locomotore. Dato che carico e numero di ripetizioni possibili in una serie sono strettamente collegati, se occorre verificare il massimale e stabilire i carichi di lavoro basta contare il numero di ripetizioni che si riescono a eseguire con un carico piu basso fino a raggiungere l'esaurimento, confrontando il risultato ottenuto sulle specifiche tabelle.

Continua...

Pagina 1 di 3
Are you looking for the best website template for your web project? Look no further as you are already in the right place! In our website templates section you will find tons of beautiful designs - for any kind of business and of any style. You are in a unique place - join us today BIGtheme NET

Filtro contenuti

Filtra: 
DMC Firewall is developed by Dean Marshall Consultancy Ltd